giovedì 16 ottobre 2008
Kind of Blue compie 50 anni
E' d'obbligo elencare la formazione:
Miles Davis - tromba
Julian "Cannonball" Adderley - sax contralto, ad eccezione di Blue in Green
John Coltrane - sax tenore
Wynton Kelly - pianoforte, soltanto in Freddie Freeloader
Bill Evans - pianoforte
Paul Chambers - contrabbasso
Jimmy Cobb - batteria
So What e' un classico e il brano che preferisco, mi sembra giusto celebrare i 50 anni di questo album con lei...
domenica 28 settembre 2008
Burn After Reading dei fratelli Coen

I Coen raccontano in modo grottesco e quasi demenziale un'America ricca di contraddizioni che rasentano la comicità involontaria. L'apparenza e la ricerca della perfetta forma fisica, la notorietà e il successo, il controllo governativo un pò allo sbando, la violenza gratuita, le ossessioni e le perversioni sessuali. Il film riesce a raccontare con tono leggerissimo tutto questo senza essere mai banale e soprattutto lateralmente, intrecciando personaggi e storie che alla fine troveranno un filo comune.
Tra tutti i film più comici dei Coen questo probabilmente è quello che mi ha fatto ridere di più anche grazie ad una serie straordinaria di attori che rendono il film credibile, divertente e mai macchiestico nel senso più banale del termine. L'idea che ho avuto è che tutti si siano divertiti a fare questo film ed è una sensazione che probabilmente arriva al pubblico. In altre mani e con altre facce sarebbe stato rischioso fare un film del genere, si sarebbe rischiata una becera demenzialità. Non è un caso forse che nella locandina del film i nomi degli interpreti abbiamo lo stesso peso del titolo del film. Clooney che con i Coen riesce sempre a dare il meglio di sè, mostrando la sua faccia peggiore; Brad Pitt che è esilarante e divertentissimo nel suo ruolo; Francis McDormand che è sempre una certezza e purtroppo poco visibile nel cinema americano; e poi John Malkovich e Tilda Swinton, sempre eccellenti nelle loro interpretazioni.
C'è chi i fratelli Coen non li ama e non li apprezza per niente, mentre io penso che attualmente siano tra i migliori talenti del cinema americano. Perfettamente inseriti nel meccanismo produttivo hollywoodiano ma capaci di creare film d'autore a tutti gli effetti.
domenica 7 settembre 2008
Cruel en el cartel...
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C'è un voce che mi ha sedotto da subito nel tango: Adriana Varela. Da lei è cominciata la mia passione per il tango come musica. Una voce emozionante, sofferta e ricca di passione.
Afiches, è stato il primo amore...ricordo la canzone ascoltata quando la ballarono i miei maestri di tango Alex e Mimma. Un ricordo che non è sfumato, come quella voce che risuona spesso nelle mie orecchie.
Quando a luglio ho saputo che sarebbe venuta a Roma mi sono catapultato il giorno stesso a prendere i biglietti. Non avrei mai immaginato di poterla vedere dal vivo. Invece è successo. Il buio prima dell'inizio è emozionante. E' strano ma è da tempo che non provo questa emozione prima dell'inizio di un concerto. Siamo in quarta fila, quindi l'idea di vederla così da vicino alimenta la mia emozione.
Appare sul palco e riempie la scena. Il concerto inizia timidamente, nonostante la sua voce riempia la sala dell'Auditorium. Poi la sala si scalda, anche grazie agli argentini presenti, e l'energia di Adriana diventa incontenibile. Da Afiches cantata con i sussurri della chitarra a Malena dedicata a tutte le Mujeres in sala. Canta molti classici del tango come Mano a mano e Muneca Brava e alcuni brani originali scritti per lei da amici che scrivono tango e non sanno di saperlo. Brani che cantano l'amore e il dolore dei desaparecidos. Ogni brano è trascinato dalla sua interpretazione sul palco: cammina lungo il palco, si piega, si contorce, esprime tutte le parole con la fisicità energica dei popoli latini. Ha uno sguardo che arriva dritto a te quando canti, ti trafigge.
Il timido pubblico viene coinvolto e stuzzicato dall'energica Adriana che racconta i tanghi che interpreta e che bacchetta il pubblico perchè il coro di Volver non è all'altezza. Il pubblico si scalda e canta le strofe di Volver come fossero di tutti. Un brano intenso e struggente, un'interpretazione che commuove. Poi il classico di Adriana Como dos extranos, cantato dal pubblico e da noi come se lo spagnolo fosse la lingua di tutti.
Un'emozione questo concerto, un'emozione unica che lascia un ricordo straordinario e che mette anche una straordinaria voglia di ballare. Dopo il concerto c'è la milonga e le gambe si muovono e nel cuore rimane il ricordo di una cantante straordinaria.
sabato 9 agosto 2008
Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan

Nolan gioca su un nuovo livello e rende il confronto quasi impossibile. Il "nuovo" Batman di Nolan è cinematografico, nasce al cinema e si alimenta dei generi cinematografici. Il fumetto è forse un'ispirazione per la nuova serie ma non è una parte determinante. Il gangster movie e il raffinato cinema d'azione sono le fonti d'ispirazione principali. E' un Batman che vola ma è reale. Non abbiamo a che fare con un supereroe e con dei villain grotteschi ma c'è la criminalità, la mafia, la morte e il dolore. I cattivi sono pazzi criminali tormentati dal dolore.
Batman stesso è una figura negativa, osteggiata da tutti. Un eroe che non si può definire tale. Una doppia identità che gli va stretta e che lo fa soffrire. Lo fa soffrire al tal punto che cerca di emanciparsi dalla lotta contro il crimine e cerca un sostituto più istituzionale. Il confronto tra il giustiziere mascherato e il giustiziere in giacca e cravatta (Harvey Dent) è affascinante. E' interessante il tema della giustizia legale e di quella "illegale".
Ovviamente la vera forza del film sta nel personaggio di Joker. Si è parlato e scritto molto su questo personaggio. Si è cercato di paragonarlo a quello di Jack Nicholson, ma come il Batman di Burton e di Nolan sono difficilmente paragonabili anche i 2 joker lo sono. Quello di Heath Ledger è una straordinaria prova d'attore, una trasformazione e un'immedesimazione che fanno venire i brividi. Il Joker di Ledger è pura follia, è caos e anarchia. Il Joker di Nicholson è un dandy pazzo e pericoloso, ricco di stile e di humour nero. Non riesco a sceglierne uno dei 2, anche se il Joker di Ledger riempie lo schermo ed è veramente agghiacciante. In alcune scene, come quella dell'ospedale, il film con lui raggiunge vette altissime. Era molto tempo che al cinema non si vedeva un villain di questo livello.
C'è un'altra grande protagonista in questo film: è Gotham City. Città sempre ai margini della legalità, dalla criminalità dilagante. Una città sfiancata, popolata di persone terrorrizzate. Nolan riesce a creare un'atmosfera d'incertezza in questa città che fa perfettamente da sfondo al racconto del film, ai criminali e ai giustizieri.
Anche dal punto di vista stilistico Nolan supera il suo Batman precedente. Fantastiche riprese aree, piani sequenza da brivido e una sequenza iniziale da spavento con la rapina da parte di Joker alla banca della Mafia. La colonna sonora decisamente elegante e poco invadente confeziona un film notevole, decisamente al di sopra della media dei film del genere e della produzione hollywoodiana contemporanea. Tutto questo conferma Nolan un regista che alterna film d'autore e blockbuster senza perdere il suo smalto e la sua intelligenza.
lunedì 28 luglio 2008
Re-Vision: Eternal Sunshine of Spotless Mind

Il cinema riesce ancora ad essere magico. Sembra che non ci voglia molto. Sono sufficienti una storia d'amore non banale, tenera ed emozionante...un paio d'attori ispirati...un regista che vuole fare il suo cinema senza dimenticare il pubblico.
Eternal Sunshine ha tutti questi ingredienti e molto di più. Non sono ingredienti semplici da trovare nel cinema. Non è semplice che ad una seconda visione il film comunichi le stesse emozioni della prima volta. Gli stessi brividi e la stessa pelle d'oca.
La trama del film non è lineare ma la scrittura riesce a renderla fruibile e intensa. Un racconto che fa un percorso inverso. Ci fa scoprire l'inizio alla fine del film. L'uso degli effettivi visivi è ben calibrato e mai eccessivo.
Gondry è un regista affascinante che riesce a trasformare tutto in magia. Le interviste e il backstage del film ci mostrano un regista che vuole fare il proprio cinema, con le proprie idee e i propri mezzi. Non sceglie la via più semplice e immediata ma la sua strada, il suo modo. E' bello sentir parlare un autore cinematografico che ancora riesce a vedere oltre le sedimentate regole della tecnica cinematografica. Il modo in cui visualizza lo svanire dei ricordi è poco tecnologico e d'impatto.
Di solito non sono contro la tecnologia al cinema, anzi...però vedere che esistono soluzioni e giochi visivi che rendono al meglio senza la post produzione dà valore alla tecnica cinematografica. Il cinema è racconto e tecnica e solo quando il racconto è magico e la tecnica diventa personale il cinema può diventare arte e poesia...Gondry con questo film ci riesce in pieno, trasforma le immagini del film in ricordi ed emozioni...l'immagine si sgretola, ma il ricordo cerca di resistere in tutti i modi...poi alla fine arriva il cuore che tutto ricostruisce e tutto conserva...per non perderla mai. In fondo è questo il senso del film.
sabato 26 luglio 2008
I milanesi ammazzano il sabato
Interrompo il mio lungo silenzio dovuto alla mancanza d'ispirazione per parlare degli Afterhours e del loro concerto all'Auditorium.
Quando è uscito il loro ultimo album I milanesi ammazzano il sabato ero rimasto un pò deluso perchè la loro musica non suonava alle mie orecchie ai livelli dei precedenti lavori. Immaginavo però che dal vivo sarebbe stato un gran bel sentire, sembrava un suono che imprigionato nelle cuffie dell'ipod o nelle casse dello stereo fosse sprecato, ridotto e sicuramente non apprezzabile al meglio. In realtà è stato così.
Il concerto all'Auditorium di Roma è stato fantastico. Dopo due anni che non riuscivo a vederli dal vivo ho trovato una band al suo meglio, dove ogni componente era ai massimi livelli e aveva un proprio carisma e una propria carica da trasmettere al pubblico.
La situazione iniziale era un pò atipica per un concerto degli Afterhours. Posti a sedere e ragazze che ti accompagnano al posto. Una situazione che strideva un pò con il variegato pubblico e sopratutto perchè si è abituati a sentire la loro musica in centri sociali e in situazioni molto più informali.
Consapevoli di questo, gli Afterhours hanno deciso di stravolgere le regole e hanno cominciato il loro concerto in mezzo al pubblico della tribuna della Cavea. A sorpresa sono entrati e si sono sparsi nel pubblico per cantare dei loro ormai classici con un sapore più acustico. Il concerto è poi proseguito nei canoni tradizionali, con loro sul palco, con sofisticati arraggiamenti dei loro vecchi pezzi e di quelli nuovi. Tra violino e fiati che però erano continuamente distorti. Sembrava un pò un omaggio alla location del concerto...a modo loro.
Nella seconda parte del concerto sono saliti sul palco carichi, ricchi di energia e sono venuti fuori gli Afterhours di sempre. Carichi di rock e di elettricità, con un Manuel Agnelli in grandissima forma. A quel punto il pubblico che fino a quel momento aveva cercato di essere composto non ha resistito e si è riversato a ridosso del palco per cantare e ballare...compreso me ovviamente.
Classici dei loro concerti suonati e cantati al meglio e c'è poco da aggiungere a Male di miele in 2 versioni, 1996 che adoro, Verità che ricordavo e tante altre.
I pezzi del nuovo album hanno suonato a meraviglia. Tarantella all'inazione è stata un'esperienza fantastica dal vivo come E' febbre e Riprendere Berlino. Ci sono brani che a mio parere diventeranno classici da live come Neppur carne da cannone per Dio e Tutti gli uomini del presidente, brani quest'ultimi che non suonavano a meraviglia nell'album in studio.
Mi mancava un concerto del genere. Mi mancava l'energia e l'adrelina della musica rock live. Quell'energia che quando finisce il concerto non ti farebbe mai smettere di ascoltare musica fino all'alba e forse oltre.
giovedì 5 giugno 2008
Il Divo di Paolo Sorrentino

martedì 27 maggio 2008
Gomorra di Matteo Garrone

Garrone ha scelto di fare un film dove domina la realtà quotidiana di un mondo che sembra lontano e che invece è più vicino di quanto sembra. Sceglie d'intrecciare delle storie per mostrare i diversi livelli d'azione del braccio armato della Camorra. Il film non si perde in mille spiegazioni, non diventa mai didascalico, le uniche didascalie se le concede al termine del film e sono delle lame che trafiggono.
Le case abitate di Gomorra sono teatro di lotte fraticide. Non si vede la Camorra che lotta con lo Stato ma che lotta contro sè stessa, come a mostrare l'ennesima prova di forza. Lo Stato quando arriva dimostra solamente la sua incapacità di agire. Arriva per fare delle retate che non concludono nulla o per testimoniare l'ennesimo regolamento di conti. Tutti i personaggi del film agiscono senza che gli ordini siano mai mostrati. Si muovono come se agire in quel modo fosse naturale, la legalita' e' quella.
Matteo Garrone usa moltissimo il fuori fuoco per descrivere questa realtà che c'è ma non si vede o non si vuole vedere. Il regista come il suo solito riesce a creare un'atmosfera che tronca il respiro e non dà via di scampo. Le immagini del film son lame, pugni e schiaffi, sono colpi di proiettile. A tratti il film potrebbe ricordare il neorealismo ma solo in alcune scelte di linguaggio e di attori ma non nella sostanza. E' un film dell'Italia di oggi. Non è un film di denuncia che vuole educare ma è un film che vuole mostrare senza lezioni di storia o di morale. Il messaggio del film non è positivo, non lascia molti spiragli al cambiamento che forse si può trovare solo nelle poche persone che decidono e riescono a farla finita con quella vita.
martedì 13 maggio 2008
Le vertigini di Siena

Le scale a chiocciola che ci hanno portato sul passaggio panoramico del Facciatone del Duomo mi hanno fatto venire le vertigini. Purtroppo è dalla salita alla Sagrada Familia che non riesco più a controllare le vertigini, il salire sulle scale a chiocciola mi dà un senso d'instabilità.
Il week end a Siena è stato anche questo, le mie vertigini e il mio vedere una città (un grande paese) che respira con le sue contraddizioni, con le sue diverse anime.
Danno le vertigini non solo le scale a chiocciola ma anche le bellezze artistiche e l'affascinante Piazza del Campo, con la sua originale geometria per una piazza cittadina. Un piano inclinato che converge verso il potere politico e forse anche religioso, si dice sia il manto della Madonna che accoglie e tutti protegge. La Madonna protettrice e onnipresente a Siena. In ogni angolo di strada, in ogni pala d'altare dorata e decorata, in ogni tempo, in ogni luogo.
E poi c'è il Medioevo con i suoi riti e le sue contrade. C'è quel Palio così fortemente sentito, che dà le vertigini ai senesi. Scene isteriche e scorci affascinanti di bandiere che si lasciano accarezzare dal vento. Il corteo passa per le strade ma è come se fosse invisibile. Ci fermiamo a vederlo, c'è trasporto nei senesi che vi partecipano ma intorno c'è poco altro. Rimane la Siena che parla quasi esclusivamente inglese. Rimangono i fiumi di turisti. La Siena dove il privato governa l'arte, e dove quando il pubblico c'è rimane un museo saccheggiato da mostre internazionali.
Dà le vertigini questa Siena. Strana sensazione da pensare a posteriori per una città come questa. Rimane un week end che rigenera e che ci riporta a quello che dobbiamo essere e fare in realtà. Mi è servito e ci è servito.
venerdì 2 maggio 2008
W il Cinema italiano...forse
Navigando in internet questi giorni ho trovato due trailer molto belli. Due film italiani in concorso a Cannes di due registi che al momento a mio parere sono probabilmente il meglio che la nostra cinematografia offre. Certo niente di paragonabile a Petri, se non altro per lo stile. Nel caso di Sorrentino e Garrone c'è la ricerca di una nuova via al cinema italiano con storie che vogliono raccontare l'Italia con uno stile nuovo per il nostro cinema. I trailer promettono molto. Sono inquietanti e ricchi di atmosfera, non sembrano neanche trailer italiani. Speriamo bene nella riuscita dei due film.
Il divo di Paolo Sorrentino
Gomorra di Matteo Garrone
lunedì 21 aprile 2008
Tutta la vita davanti


Questo aspetto generazionale devo ammettere che ha favorito il mio giudizio positivo sul film e il mio coinvolgimento emotivo. Ci sto dentro a questo film. Ci sono dentro i miei amici, i miei conoscenti, i miei ex compagni di universitá. Ci sono dentro le persone che incontri tutti i giorni, quelle con cui fai i colloqui, quelle con cui lavori e hai lavorato. Per chi vive in prima persona questa situazione, il film puó risultare molto doloroso.
mercoledì 16 aprile 2008
L'ultimo re di Scozia

E' comunque un film da vedere sopratutto per godersi l'interpretazione di un grandioso Forest Whitaker, un attore che riesce sempre a costruire dei personaggi indimenticabili, Ghost Dog e Bird su tutti.
martedì 15 aprile 2008
domenica 16 marzo 2008
Re-Vision: Il silenzio degli innocenti

Sono pochi quei film che ad ogni visione sono sempre perfetti. Pellicole che non perdono il loro smalto. Il silenzio degli innocenti è uno di questi. Ho perso il conto delle visioni che ho fatto di questo film e ogni volta riesco ad immergermi completamente nel fluire della storia.
E' un film perfetto quello di Jonathan Demme. Non c'è inquadratura, non c'è movimento di macchina, non c'è taglio di montaggio che sia fuori luogo. Ogni dettaglio della narrazione e della messa in scena fa sì che ogni visione sia come la prima. Quando un prodotto cinematografico riesce a creare la suspense, la tensione nello stesso punto ad ogni visione, è un prodotto cinematografico eterno, anche perché fonda un genere.
La storia si conosce a memoria ma è come se ogni volta il regista ti permettesse di dimenticare quello che si è provato nel vederla. La storia è nota ma le emozioni sono sempre nuove. La tensione della corsa iniziale di Clarice si trascina in tutto il film. E' come se lo spettatore affannasse alla ricerca della soluzione finale, ogni volta. Ogni volta stupiscono quei movimenti di macchina che ricreano i ricordi di Clarice. Quello storico montaggio alternato che crea la suspense durante la scoperta del covo del serial killer. Quelle inquadrature che rendono poetico un cannibale come Hannibal Lecter. E' questo Il silenzio degli innocenti, un sinfonia. Morbidi movimenti che ti avvolgono. Due interpreti straordinari si prestano a regalare al cinema una delle visioni più claustrofobiche e sensuali dell'orrore dell'omicidio.
mercoledì 12 marzo 2008
Ardecore

venerdì 7 marzo 2008
Anna Magnani. 7 marzo 1908 - 7 marzo 2008

Appartengo ad un'altra generazione ma sono cresciuto con lei. Con Nannarella. Mia mamma si chiama Anna ed è romana, mia nonna materna e romana è nata nel suo stesso anno. Forse anche per questo la Magnani con la sua scura romanità mi affascina da sempre. E' come se l'avessi conosciuta, un'amica di famiglia. Non riesco a non emozionarmi nel vederla recitare e cantare.
Per ricordarla e per non dimenticarla. Anna Magnani. Perché se Roma è una donna è decisamente lei.
giovedì 28 febbraio 2008
Non è un paese per vecchi di Ethan e Joel Coen

venerdì 22 febbraio 2008
Laico, se lo conosci lo eviti, se non lo conosci è meglio
mercoledì 20 febbraio 2008
Gregory Crewdson al Palazzo delle Esposizioni


lunedì 18 febbraio 2008
Children of Men

Il film è tratto da un romanzo di P.D. James ed è ha una storia affascinante che si confronta con il futuro poco lontano dell'anno 2027, con un immaginario che ha poco di fantascienza e fantapolitica perché sembra tutto così vicino, così prossimo ai nostri occhi. L'aspetto più interessante del film è questo, ritrarre un futuro prossimo che fa paura, un futuro dove tutto è alla deriva, un mondo agghiacciante. Gli immigrati nelle gabbie, gli scontri di periferia e il solito strapotere dei media. Un futuro/presente insomma.
Il regista Alfonso Cuaron ritrae il tutto senza cercare troppo il coinvolgimento emotivo, senza approfondire e realizzare un'analisi sociopolitica che poteva essere interessante. La narrazione è discontinua e nonostante non manchino dei frammenti meglio riusciti, il tutto è slegato. Il film è godibile ma mi ha dato l'idea di essere superficiale, come se fosse scritto con i freni tirati.
Un materiale così interessante poteva in mani più coraggiose diventare un film di un certo livello, un film amaro, cinico e doloroso. Quando un film non piace del tutto si cerca sempre di capire quale poteva essere il modo per renderlo migliore. In questo caso direi che si potevano seguire due strade: quella del cinismo, ritrarre quindi in modo freddo e distaccato un mondo alla deriva e quella dell'emozione, cercando un coinvolgimento maggiore dello spettatore nella storia.
martedì 12 febbraio 2008
Into the Wild di Sean Penn

sabato 9 febbraio 2008
"The Black Saint and The Sinner Lady"

Avevo deciso di acquistare un cd jazz. Vado da Feltrinelli armato di una short list: Eric Dolphy Out of Lunch, Wayne Shorter Juju, Charles Mingus The Black Saint and The Sinner Lady. La scelta si era ristretta a questi tre nomi e titoli perché volevo sondare ancora novità nel panorama classico del Jazz. Di Dolphy mi affascina il suo polistrumentismo e il fatto che troppo spesso ho incontrato il suo nome nelle mie ricerche e letture. Di Shorter ovviamente è il suo sax, troppo legato a Coltrane per passare inosservato. Di Mingus mi incuriosice la sua personalità e il fatto che ogni suo frammento di musica che ho ascoltato mi ha rapito. Come al solito il mio personale "studio" del Jazz è guidato da strane sensazioni e impressioni. E' un puzzle guidato dalla mancanza di conoscenza teorica ma ricco della volontà di assaporare in pieno la musica.
Vorrei ascoltare tutti e 3 ma purtroppo il primo non c'è e decido di ascoltare dei frammenti degli altri 2. Forse è contrario allo spirito dell'ascoltare attento ma ascolto la loro musica sulle cuffie del negozio e mentre Shorter è coinvolgente Mingus mi rapisce e non mi fa avere dubbi.
A casa inizio ad ascoltare il disco e vengo travolto. La musica, che ancora suona nella mie orecchie, è qualcosa di straordinario. Parte dalla tradizione delle Big Band ma va oltre ed è come se racchiudesse tutto. Ogni volta vengo stupito dalla richezza della musica, di quanto possa aver detto molto così tanto tempo fa, di come le radici e le tradizioni siano rielaborate continuamente e siano dei punti di partenza per viaggi verso il futuro. L'energia dei suoni è qualcosa di indescrivibile a parole. E' amore a primo ascolto. Come al solito mi ci vorranno diversi ascolti per assaporarlo tutto e in pieno poiché la musica è ricca, è piena, in alcuni momenti è satura di suoni.
Bene sono soddisfatto, il mio istinto da inesperto non mi ha tradito, di nuovo aggiungerei. A questo punto devo cominciare a pensare che forse è giusto così. Segui l'istinto e costruisci il tuo puzzle musicale e vedrai che ogni momento di ascolto sarà soddisfacente.
"Touch my beloved's thought while her world's affluence crumbles at my feet." Dalla copertina del disco.
martedì 5 febbraio 2008
Herbert List: Lo sguardo sulla bellezza

L'aspetto che più mi è piaciuto della mostra, un po' avara di fotografie, è stata la possibilità di avere una visione generale della vita fotografica di Herbert List. L'impressione che mi ha dato è stata quella di un fotografo dalle facili infatuazioni. Dalla fotografia surrealista, alla foto che ricorda il patinato pubblicitario. Dal reportage neoralista ai ritratti.
Sono affascinanti i suoi giochi surrealisti, dove porta in fotografia le suggestioni di De Chirico e Magritte. Dove la luce gioca con gli oggetti e le ombre costruiscono il mistero. Sono decisamente poco affascinanti ai miei occhi le fotografie del periodo di Capri e quelle marittime in genere. Sono interessanti perché sembra di vedere alcune foto pubblicitarie contemporanee ma appunto per questo eccessivamente costruite con pose e luci un po' artificiali. Certo sono all'avanguardia per l'epoca.
Le foto più interessanti sono i ritratti che come sempre si misurano con le personalità raffigurate: Pasolini, Marlene Dietrich, Benedetto Croce e la fantastica Anna Magnani, ritratta in modo da far emergere in pieno il suo volto deciso.
Un'altra serie di foto interessanti sono quelle più neorealiste che ritraggono Roma e Napoli. Che svelano le persone e la loro quotidianità. Si parla quindi del reportage più puro non a caso corrispondente agli anni dell'incontro di Robert Capa e della Magnum.
Per un romano le foto di Trastevere sono imperdibili, com'è imperdibile il reportage sulla Stazione Termini vero cuore romano. Un abitante silenzioso della città, dove anime e persone ogni giorno s'incontrano e si scontrano. Bellissime le foto degli adii e degli incontri. Quei fuggevoli incontri tra sconosciuti che si sfiorano per un solo attimo nella loro vita ma che condivono comunque un istante.
Una mostra che merita di essere vista ma che non mi ha soddisfatto in pieno. Le foto infatti a volte si perdono in un'artificiosità che non ha soddisfatto il mio sguardo.
lunedì 4 febbraio 2008
American Gangster di Ridley Scott

lunedì 28 gennaio 2008
I miei film del week end: dal dvd al cinema

La storia però è troppo lunga e ricca di dettagli non sempre chiari. Il racconto non riesce a tenere unite le fila del discorso. La carne al fuoco e troppa e la sintesi è minima. Alcune soluzioni narrative risultano un po' banali. La messa in scena e la regia sono sobrie ma non riescono a colpire nel segno, alcune volte il tutto sembra già visto.

lunedì 21 gennaio 2008
Ugo Mulas. La scena dell'arte

domenica 20 gennaio 2008
La promessa dell'assassino di David Cronenberg

Basta questo per riassumere la trama di Eastern Promises, uno dei più belli film di Cronenberg. Il film è doloroso, duro, violento ma ricco di emozioni nonostante il regista non ne faccia uso. Cronenberg, infatti, non vuole commuovere il pubblico, non ha l'obiettivo di essere struggente nel racconto di una storia triste e piena di violenza. In questo a mio parere sta gran parte della bellezza di questo film.
Il suo racconto è al di sopra del giudizio morale. I protagonisti vivono al di fuori della morale e seguono i loro percorsi personali a prescindere dalla legge e dai legami di parentela. Il fine in questi casi giustifica ogni mezzo. C'è chi vuole il potere, chi vuole vivere senza responsabilità e chi vuole la maternità. Naomi Watts e Vincent Cassel si calano bene nei loro personaggi ma su tutti emerge Viggo Mortensen. Se in History of Violence mi aveva stupito la sua capacità di comunicare il personaggio, qui supera se stesso. La figura che costruisce è glaciale, fredda e misurata in ogni sua azione. Quando appare sulla scena l'atmosfera cambia. E' perfetto questo personaggio dalla psicologia complessa che non fa mai trasparire i suoi reali intenti e sentimenti. Fa paura il suo sguardo.

E' affascinante e inquietante allo stesso tempo il mondo che Cronenberg ci mostra. Il ritratto della mafia russa è credibile e agghiacciante. Una Londra durante le festività natalizie dove le luci degli addobbi si vedono raramente, dove sono il buio e i toni scuri a dominare la scena. E' noir questo film di Cronenberg perché i personaggi si muovono in un territorio oscuro e non si sa se in fondo hanno qualche possibilità di scelta nella vita.
Il racconto è perfetto. La sceneggiatura non ha eccessi, i dialoghi sono essenziali e tutto è al suo posto. Il film è stilisticamente compatto, arriva con durezza al punto. C'è la scena della lotta nel bagno che è violenta e terrificante. Una violenza che fa paura quanto è reale.
venerdì 18 gennaio 2008
Restauro clandestino

mercoledì 16 gennaio 2008
Dexter

venerdì 11 gennaio 2008
Re-Vision: Miami Vice di Michael Mann

Una delle cose che mi ha colpito del film è il rapporto tra i due protagonisti. C'è un'intesa perfetta tra loro ma non sono compiaciuti. S'intendono alla perfezione e non hanno bisogno di nulla per farlo capire. E' sufficente uno sguardo per capire dove andare e come agire. Non hanno dubbi sulle azioni dell'altro, qualsiasi esse siano. Il racconto del film ci fa capire che c'è un lungo trascorso tra i due ma non appesantisce la storia raccontandoci quanto sono legati, quante ne hanno passate insieme.
Miami Vice è un film d'azione. Un film d'azione di Michael Mann però è sempre sobrio, non esagera e ti tiene incollato alla storia. L'intreccio è godibile e la storia scorre liscia, tra il sole amaro del sudamerica e la luce cupa e malinconica di Miami. Un film notevole, decisamente. Duro e amaro. Cercherò di recuperare la serie tv per fare dei paragoni ma penso che da allora il mondo e l'estetica sono cambiati.
mercoledì 9 gennaio 2008
L'immaginario dal vero

Le prime pagine de L'immaginario dal vero sono dedicate alla sua personale visione del fotografare, un atto che per lui sembra essere spontaneo senza troppi intellettualismi...fotografare è un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere. E lui l'ha vissuto in pieno anche se ha smesso presto di fotografare oppure ha cominciato troppo presto. Leggendo la sua biografia mi sono intimidito, quante cose in quanti pochi anni. E' stato anche un disegnatore. E' bellissimo quello che dice del disegno in confronto alla fotografia...La fotografia è un'azione immediata, il disegno una meditazione.

L'immaginario dal vero è un libro da leggere, da gustare, ho rallentato il suo tempo di lettura per non perderlo troppo presto. Guardare le foto di Cartier-Bresson a me personalmente da una pace immensa, sono sospese nel tempo. Sono così equilibrate e ricche di sentimento. Leggere le sue parole è come vedere le sue fotografie. E' stare in pace e in equilibrio. Cartier-Bresson ti permette di recuperare il contatto con l'immagine che sia scritta o visualizzata.