domenica 20 dicembre 2009

Star Trek by J.J. Abrams

Non sono un fan di Star Trek anche se ho sempre apprezzato le diverse serie tv e i film di questa saga fantascientifica. Personalmente sono molto legato, soprattutto per ragioni anagrafiche, alla Next Generation del capitano Picard ma si deve ammettere che Kirk e Spock hanno creato un mito nella fantascienza.

Reinventare questo mito così fortemente radicato nell’immaginario e soprattutto nei trekkies di tutto il mondo non era operazione semplice. J.J. Abrams c’è riuscito ricostruendo la saga partendo dalla saga stessa. Il nuovo Star Trek parte dal passato per riscrivere il futuro, ed è lo stesso futuro che dà l’avvio all’operazione. Il sottotitolo del film non a caso è Il futuro ha inizio, perchè da questo nuovo passato comincia il futuro della serie.

L’ideale passaggio di testimone è per mano di uno Spock del futuro che benedice il nuovo corso dell’Enterprise. La storia viene raccontata in modo così convincente che non si può storcere il naso. Il nuovo Kirk, il nuovo Spock e tutto il nuovo equipaggio della nuova Enterprise sono la chiave moderna della fantascienza del passato. Il passato, che nello Star Trek contemporaneo diventa futuro, ridefinisce il filone di Star Trek e avvia i nuovi viaggi stellari dell’Enteprise.  

Questo nuovo Star Trek ha un profondo rispetto della leggenda dell’equipaggio dell’Enterprise, lo dimostra anche il fatto che solo al termine del film, quando il passaggio di testimone è avvenuto e la missione è compiuta, si può ascoltare il tema musicale classico della saga che tutti conosciamo.

lunedì 26 ottobre 2009

UP...scena divertente

sabato 3 ottobre 2009

Quentin...The Basterd

Quentin Tarantino è il regista contemporaneo per eccellenza. E' contemporaneo non perché racconta il nostro periodo storico ma è l'unico regista che interpreta il nostro attuale linguaggio, la nostra attuale cultura frutto di una commistione tra alta e bassa cultura, fatta di citazioni, virtuosismi e accostamenti originali che creano nuovo senso.

Il cinema di Tarantino è tutto questo e in ogni suo film si riconosce il suo linguaggio perché riesce a creare dei film unici e difficilmente imitabili nonostante i numerosi tentativi. Non è sufficiente un film "pulp" per tentare di emulare il cinema di Tarantino. Il regista/autore mette nei suoi film tutto quello che ha digerito della storia del cinema. S'ispira al cinema italiano, ai b-movie e molto a Sergio Leone e tutto questo si è già detto, ma crea sempre qualcosa di nuovo a partire dalle citazioni. Cita i b-movie ma suoi film sono di serie A, raffinati ed elegantemente girati, ricchi di dialoghi straordinari, uno dei punti di forza del regista. 

Quest'ultimo film di Tarantino è cinema, è il suo cinema, è cinema contemporaneo. Un film che si permette di rileggere e riscrivere la Storia e lo fa attraverso una storia folle, una storia di cinema. 

Bastardi senza gloria è un film di dialoghi. Dialoghi ricchi e magnificamente girati. Dialoghi dove c'è suspense, sorpresa, intrattenimento e interpretati da bravissimi attori, su tutti Christoph Waltz (un superbo colonnello Landa). Non si possono però dimenticare le due fantastiche interpreti femminili, Diane Kruger e Mélanie Laurent, e il sempre più sorprendente Brad Pitt. Un film ricco di scene memorabili, su tutte il prologo e l'epilogo. 

Non ci sono molte altre parole per commentare questo film. Un film che vive sul video. Un film che va visto e rivisto. Un film che con la sua frase finale, che è la quintessenza di Tarantino, strappa l'applauso.

lunedì 14 settembre 2009

Harper's Island...One by one

Il cinema americano ormai non riesce piu' a proporre un cinema horror degno di nota. Sono pochi i casi in cui i nuovi film horror americani sono avvincenti, con una storia ben strutturata. Per chi come me e' cresciuto con Zio Tibia e Notte Horror, i film di Wes Craven e tutto l'horror anni '80 e '90 e' deludente vedere film come Final Destination o i vari Saw. Ultimi esempi di film horror degni di nota probabilmente sono il primo The Ring, tra l'altro remake di una saga giapponese, e il grande Romero. Ormai l'horror, psicologico o splatter che sia, sta trovando sempre piu' terreno fertile in Oriente o in Spagna.
E' probabilmente una tendenza quella del cinema americano che a mio parere non riesce a produrre grandi film di genere. Dopo aver dato l'esempio su come si fa il cinema di genere, ora il cinema americano a mio parere e' in affanno da questo punto vista. Tutta la forza creativa dellla narrazione di genere americana probabilmente ora viene orientata verso il mezzo televisivo, producendo tantissime serie tv di spessore, che spaziano tra i generi e che sono di una qualita' in alcuni casi altissima. Storie avvincenti, sceneggiature forti e ben scritte.


Anche il genere horror ha trovato una sua buona espressione nelle serie tv con Harper's Island.
La storia e' ambientata su un'isola che vive di pesca, immersa nei boschi e abitata da poche persone che anni prima avevano vissuto una strage apparentemente senza motivo ad opera di un pazzo omicida. La storia prende il via dai preparativi di un matrimonio tra 2 ragazzi cresciuti sull'isola e tornati con tutti i loro invitati. Tanti personaggi, tutti ospiti in un grande albergo ovviamente perso nei boschi dell'isola. Ad un certo punto dopo l'arrivo di tutti sull'isola per il sontuoso matrimonio, gli omicidi ricominciano e i personaggi cominciano a morire uno ad uno.
La serie, autoconclusiva, riprende tutti gli elementi del genere mescolando Agata Christie e Scream. E' interessante notare come in questa serie si sia riusciti per 13 (e' un caso?) puntate a costruire una storia che non rallenta, che tiene sempre sul filo lo spettatore, con colpi di scena e una trama ricca di storie parallele e intrecciate. Tanti personaggi, tante storie e un filo conduttore, l'atmosfera giusta tra boschi, buio e zone segrete. Gli attori sono tutti molto credibili nei loro ruoli, questa ulteriore prerogativa delle serie tv americane in Italia non riescono a capirla quando fanno i casting e a parte rari casi ci troviamo con dei personaggi inverosimili o fuori dalle righe del soggetto.
Non si puo' svelare molto altro sulla trama e bisogna lasciarsi andare alla storia. Harper's Island e' una serie che non delude gli amanti del genere con il suo ritmo avvincente, le sue parentesi splatter e gli psicopatici in azione.

mercoledì 3 giugno 2009

Antichrist di Lars Von Trier


Ci sono alcuni film che non e' facile valutare a caldo. Alla fine del film vedi tutti i titoli di coda, per riflettere, per valutare, per capire se davanti a te c'e' un capolavoro o una boiata. Nel caso di Antichrist di Von Trier mi e' accaduto proprio questo, qualche giorno di riflessione per capire. Ovviamente non so se ho compreso a pieno il film e non so se il film voglia essere compreso, dopotutto parliamo sempre di Von Trier.
Il film narra la storia di una coppia che perde in figlio in circostanze alquanto particolari. A seguito della morte del bambino la moglie entra in crisi e il marito psichiatra cerca di aiutarla cercando di farle affrontare le proprie paure. L'analisi pero' sprofonda la coppia in territori da incubo.
Il film e' stilisticamente ben fatto, anche se il prologo forse e' eccessivamente formale e retorico. Nella forma Von Trier rinnega il suo passato scegliendo di fare un film ricco di effetti digitali e di pura forma. Stilisticamente ricorda poco altri film del regista, ma nonostante questo l'ho trovato ben girato e fotografato benissimo. Gli attori sono bravi entrambi e sono stati messi a dura prova.
Il racconto e' molto interessante. La figura della donna, la natura, la misoginia, la stregoneria. Tutti temi che l'autore riesce bene a legare tra loro. E' interessante il legame tra stregoneria e misoginia. La donna e' carnefice e l'uomo (emancipato) diventa vittima, il tutto nel contesto di una natura infernale, Eden da incubo dove agiscono i due personaggi senza nome. Il film risulta disturbante, inquietante e a tratti disgustoso non c'e' che dire. Alcune scene sono pornograficamente violente e seppure non del tutto gratuite danno l'idea di essere volutamente eccessive e provocatorie ma personalmente non gradite.
Il film non provoca decisamente piacere nella visione, e' discutibile in molte scelte fatte ma proprio questo e' l'aspetto interessante. Un film che fa discutere e che non lascia indifferenti. Ti scuote, e' perturbante. Lars Von Trier e' un genio o un gigante narcisista? A questa domanda pero' purtroppo non si trova mai risposta.

lunedì 20 aprile 2009

James Graham Ballard, 15 novembre 1930 – 19 aprile 2009


"Vedo periferie che si diffondono per il pianeta, la suburbanizzazione dell’anima, vite senza senso, noia assoluta. Una specie di mondo della tv pomeridiana, quando sei mezzo addormentato... E poi, di tanto in tanto, bum! Un evento di una violenza assoluta, del tutto imprevedibile: qualcosa come un pazzo che spara in un supermercato, una bomba che esplode. È pericoloso".

“Camminare sull’acqua, resuscitare la gente... sono cose che confondono. Era consapevole, Cristo, del pericolo?”.

J.G. Ballard

martedì 14 aprile 2009

Prove tecniche di Still Life

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sabato 28 marzo 2009

Dexter Terzo

La terza stagione di Dexter che ho appena finito di vedere conferma che questa serie è a livello di scrittura una delle migliori che io abbia mai visto. Le tre stagioni sono state una continua sorpresa e hanno permesso di approfondire la psicologia di un personaggio che rimane unico probabilmente nel panorama delle serie tv. Mai ho visto una serie dove si sia scavato così a fondo per costruire un personaggio che diventa uomo, essere vivente quasi reale.
Uno dei pregi della serie è secondo me quello di giocare molto con lo spettatore e con le aspettative che potrebbe avere sul personaggio. Gli autori costruiscono un personaggio negativo e borderline che non dovrebbe piacere a nessuno ma che invece ha successo. Nella prima serie si scopre chi è Dexter e cosa lo spinge ad uccidere. Nella seconda serie lo vediamo seriamente in pericolo a causa di un'indagine e sopratutto perchè cade in tentazione. Il serial killer freddo e calcolatore cede il passo all'uomo che segue le sue pulsioni o forse dovrei pensare che è sempre l'animale a sangue caldo che segue le sue pulsioni, in questa seconda serie molto sessuali. Ovviamente il suo codice, la sua intelligenza e la sua forza sono tali che non cade mai nell'errore definitivo e riesce sempre a vincere, a suo modo.
La terza serie, probabilmente la più debole a livello d'azione, mostra altre debolezze del ragazzo borderline Dexter. Se nella seconda serie cede alla pulsione sessuale e al fascino della donna, nell'ultima serie cede al sentimento umano dell'amicizia. Forse anche in questo caso si potrebbe utilizzare una metafora animale e parlare della necessità del "branco". Dexter l'animale solitario che uccide cede alla possibilità di condividere il suo segreto con qualcun'altro. Questo qualcun'altro è un uomo ambiguo e senza scrupoli che mette di nuovo in difficoltà Dexter.
Sia nella seconda che nella terza serie troviamo un Dexter in difficoltà che cede alle sue debolezze e tradisce in parte il suo codice. Scopriamo le sue vulnerabilità che nella prima serie non si sarebbero immaginate. La conclusione a cui ci porta tutto questo è che Dexter è un uomo che deve essere solo e agire in solitario, come un animale da preda. Nonostante le sue scelte alla luce del sole (il matrimonio, i figli), nell'oscurità è sempre il suo istinto che prevale e tutto questo rende ancora più complesso un personaggio ricco di sfumature e mai banale.
La terza stagione è interessante anche perchè mostra come il segreto sia una prerogativa della normale vita quotidiana. Il segreto di Dexter probabilmente è più inconfessabile di altri ma chiunque ne può possedere e tutti potrebbero essere altrettanto inquietanti.

lunedì 23 marzo 2009

Revolutionary Road di Sam Mendes


E' passato molto tempo dalla visione di questo film quindi c'e' stato tempo per sedimentarlo e razionalizzare l'emozione della visione. Di solito scrivo di getto le mie impressioni sui film perche' le ritengo piu' vere e meno ragionate. Il mio blocco pero' ha fatto accadere il contrario questa volta, pero' si deve necessariamente scrivere su questo film.
La trama e' semplice ma nel suo evolversi entra nella carne viva di un rapporto di coppia. Una coppia che si conosce, si sposa, fa dei figli ed entra in crisi. Una crisi profonda, dura, violenta. Una crisi dovuta alla mancanza di forza per realizzare i propri sogni.
E' un violento scontro tra due persone che hanno dei sogni e non li realizzano per diversi motivi. La donna e' fustrata perche' ha una carriera d'attrice interrotta, perche' e' una casalinga e madre sola nei sobborghi della citta'. Tenta di reagire alla sua condizione ma si scontra con la societa' degli anni 50, una societa' dove la donna deve stare al suo posto. Non e' la societa' che si frappone direttamente tra April e i suoi sogni, ma il marito.
Il marito e' un uomo che non sa realmente cosa vuole. Ha dei sogni e dei desideri che hanno fatto innamorare April. Tutto pero' si e' infranto perche' lui non vuole reagire, non ha intenzione di uscire dai binari che la societa' gli impone e sceglie la via piu' comoda. Questo suo atteggiamento fa pensare che probabilmente lui non ha mai avuto dei sogni, ma solo ambizioni fasulle dettate dalla voglia di sognare. Quindi non piu' ragazzo/uomo pieno di ambizioni ma un uomo costretto nella societa' che si deve realizzare nel lavoro che gli altri impongono. Un uomo orientato verso un destino banale imposto moralmente dal ricordo paterno.
Il film e' lo scontro tra i due modi di reagire ad un sogno infranto. Tutto si scatena anche grazie ad un terzo elemento al di fuori della societa', un pazzo, un folle che sputa addosso alla coppia tutta la realta'. Una realta' che nessuno digerisce e ammette.
Sam Mendes ci regala un film complesso e maturo, recitato da due attori straordinari che da Titanic ne hanno fatta di strada, una strada ricca di performance di livello e raramente scontate. Un melodramma anni 50 che parla sempre di una societa' che sembra immutabile, di una coppia le cui dinamiche sono sempre attuali. Visivamente ordinato, con una luce che avvolge, con un gusto per la composizione dell'inquadratura che incanta.
Revolutionary Road e' un film che scatena discussioni. Ho parlato di questo film per settimane con parenti, amici, colleghi. E' un film per niente semplice e non adatto a tutte le corde. Ma e' un film che va visto e digerito.

giovedì 19 marzo 2009

Exactidues. Uguali, Differenti.


E' da molto tempo che non pubblico novita' sul mio blog...ho una sorta di blocco, di torpore...Non riesco a tradurre in parole tutto quello che vedo, sento, leggo...Ci riproviamo ora...con una mostra.
Mi sono regalato una giornata e ho visitato una mostra fotografica sui generis. Exactitudes. Uguali, Differenti.
In poche parole e' una mostra che attraverso serie di ritratti cerca di mostrare quante differenze ci sono nell'uguaglianza. La diversita' dei simili.
La cosa che mi ha affascinato di piu' e' stato, oltre a visitare una mostra piacevolmente deserta, la diversa lettura visiva delle foto. Una lettura accompagnata da un'ipnotica voce che descrive i "tipi" descritti nelle foto.
Ogni "quadro" e' una serie di ritratti di persone con lo stesso stile, lo stesso abbigliamento. Ad un primo impatto la foto appare un'uniforme ripetizione dell'uguale, tutti identici. Piu' si approfondisce la conoscenza visiva della foto e piu' ci si rende conto delle numerose differenze nell'uguale, nell'indistinto.
Un messaggio apparentemento non molto originale quello del duo di fotografi olandesi ma hanno utilizzato un mezzo di forte impatto per veicolarlo. Un messaggio che comunque rimane sempre attuale.

lunedì 26 gennaio 2009

The Millionaire di Danny Boyle


La trama e' tanto semplice quanto e' interessante il modo con cui e' narrata. Un ragazzo indiano che cresce tra le strade di un'India dove il colore del fango si confonde con i colori delle case baracche, ad un certo punto della sua vita decide di partecipare alla trasmissione "Chi vuol essere millionario". La sua scalata al milione e' il pretesto per raccontare la biografia del protagonista. Romanzo di crescita, scoperta dell'India, storia d'amore. E' un mix di racconti e di episodi che sono narrati con un gusto visivo piacevole e coinvolgente, il tutto accompagnato da una bellissima colonna sonora (da questo punto di vista Danny Boyle non fallisce mai).
Il film ha un cast di attori sconosciuti che supportano il film ben girato da Danny Boyle che dimostra un'ottima capacita' di costruire storie interessanti cinematograficamente appetibili.
Il regista riesce a realizzare dei film mai pretenziosi (forse unica eccezione The Beach) ma sempre ricchi di spunti interessanti e scelte registiche, di montaggio e musicali molto azzeccate. Il ritmo e' forse il punto forte di questo film che scorre via velocemente ma lasciando traccia di quello che vuole raccontare. Forse a tratti il film e' farcito di qualche romanticismo di troppo, ma dopotutto e' in linea con la storia e non guasta eccessivamente la visione.
Uno dei nei del film e' il doppiaggio che con la sua traduzione stravolge il senso di una delle scene madri del film, un episodio che non dovrebbe verificarsi e che da' un punto in piu' a favore dei film in lingua originale che anche se sottotitolati ti permettono di valutare personalmente quello che viene detto. L'altra pecca, a mio parere, e' che a tratti il film appare un po' paternalista nei confronti dell'India e del suo popolo. Gli occidentali "sembrano" un po' superiori, ma forse e' solo una mia impressione.

lunedì 12 gennaio 2009

Esperanza Spalding in concerto


Esperanza appare sul palco tra le luci che tagliano gli strumenti in penombra. E' bellissima e dai lineamenti delicati. Prende il contrabbasso, comincia a suonare e a far sentire la sua voce. Le sue mani esili e lunghe pizzicano le corde del contrabbasso in modo frenetico, scorrono velocissime sulle corde. La sua voce e' bellissima, la fa suonare come uno strumento senza che sia necessario dare un senso alle parole, la voce diventa suono puro. Dagli esordi e' cambiata e la sua voce ora ha acquistato anche le parole, senza mai tradire la sua voce e il suo essere una raffinata jazzista.
Nella sua esibizione dal vivo le sue doti migliori emergono in modo fantastico ed emerge anche quello che dalle registrazioni su cd non si percepisce al meglio. Ascolti Esperanza cantare in portoghese, in inglese, la ascolti cantare la chacarera (e il tango torna, tutto e' un cerchio).
Non conosco i titoli dei brani a memoria ma uno in particolare mi ha emozionato profondamente. Un brano che comincia lentamente, contrabbasso e piano...il piano diventa un suono da fisarmonica/bandoneon...il ritmo accelera e in un crescendo frenetico la voce di Esperenza diventa come posseduta dalle note....un fantastico "concerto" di suoni che sembrano impazzire...fantastico, emozionante e da veri brividi.
Meritano una nota anche i suoi musicisti, un pianista (Leonardo Genovese ) e un batterista (Otis Briwn). Dimostrano qualita' singole con assoli bellissimi ma soprattutto in tre mostrano un affiatamento unico, ridono, suonano, si scatenano e si divertono...ti trasmettono la loro passione per la musica, la loro passione per la musica dal vivo e si esce soddisfatti tra le critiche entusiaste di tutti i partecipanti.