martedì 5 aprile 2011

Il cigno nero di Darren Aronofsky


Il cigno nero ha una trama molto semplice che ricalca in parte la storia del Lago dei cigni. Una storia di amore e tradimento che si trasforma in una storia di ossessione e paranoia. Il regista riesce con il suo trattamento visivo della storia a trasportarti nella spirale ossessiva di chi la storia la vive sul grande schermo.
Il tema del doppio e' centrale in questo Lago dei Cigni rivisto e corretto. Un tema a me molto caro che qui viene trattato con un impatto emotivo niente male ma non ha soluzioni narrativo/visivo originali. Molti degli elementi classici sono messi in campo: gli specchi, il bianco e il nero, il disegno, il sogno. Tutto gia' visto e' vero ma ben miscelato e inserito nella storia senza mai sembrare posticcio.


Molto interessante dal punto di vista del doppio e' la soluzione della telecamera che segue la protagonista da dietro, la inquadra dietro la nuca come se ci fosse una soggettiva altra, come se l'anima nera le fosse dietro alle spalle. L'anima nera narrata in questo modo e' presente anche in Elephant di Gus Van Sant dove nei lunghi corridoi della scuola la telecamera segue i protagonisti come una minaccia. Questa soluzione visiva secondo me e' molto efficace perche' crea inquietudine in chi guarda perche' evidenzia una minaccia incombente ma anche perche' e' come se la minaccia fosse gia' negli occhi dello spettatore.

Altri temi trattati nel film che si possono ricondurre al doppio sono la sessualita', ricorrente quando si parla di doppio, e in questo caso l'omosessualita': altro da me ma uguale a me. I riferimenti sessuali e le scene di sesso non sono gratuiti ma perfettamente inseriti nell'ossessione narrata nel film. Anche la danza diventa sessuale e si fa quasi orgasmo.
Tutto cio' aggiunge tensione ad un racconto duro che a tratti e' da brividi, quasi horror, un film visivamente non sempre semplice da digerire. Una tensione narrativa tenuta viva in tutto il film anche dalla splendida interpretazione di Natalie Portman, veramente straordinaria in questo film. La parte finale poi e' l'ideale climax di un film in crescendo, le ultime scene con le musiche di Tchaikovsky sono molto emozionanti e coinvolgenti. Tra l'altra va fatto notare che l'uso della musica di Tchaikovsky non e' mai furbo anzi viene usata pochissimo a livello narrativo.
Film notevole a mio parere che dimostra che Aronofsky e' un ottimo regista, visionario ma concreto che con questo film coniuga le follie visive e narrative di Requiem for a Dream con la durezza e la realta' di The Wrestler. Due film, tra l'altro, assolutamente da vedere.