lunedì 21 aprile 2008

Tutta la vita davanti

Paolo Virzí mi é sempre piaciuto. Certo ha avuto i suoi cali ma ha prodotto alcune commedie veramente speciali secondo me (Ferie d'agosto, Ovosodo). Si parla molto di lui accostandolo alla commedia all'italiana e in parte é vero, anche se i tempi d'oro del cinema italiano sono lontani perché purtroppo un autore non fa una generazione e il panorama italiano a mio parere é abbastanza desolante. Sono troppo pochi i film degni di nota.
Tutta la vita davanti di Paolo Virzí é un bel film, dolce a amaro come amano dire i critici. Ti strappa la lacrima e la risata. Il film é un racconto iperbolico che volutamente accentua i caratteri grotteschi di questa societá e delle persone che la compongono. Il tono é sopra le righe anche se a pensarci bene é l'Italia ad essere sopra le righe in questo particolare periodo. Non é un film sociale o di denuncia, ma con il tono della commedia nera e amare il film riesce a raccontare il presente, colpisce nel segno. A molti non piacerá perché apparentemente troppo poco impegnato o perché non perdona nessuno, anzi difende e racconta anche chi di solito non viene mai considerato dal cinema italiano.
Nel film i personaggi sono veramente riusciti, tutti bravi gli attori a disegnare un contesto sociale grottesco, surreale e alla deriva. Su tutti c'é Sabrina Ferilli che quando lavora con Virzí mi convince, giá in Ferie d'agosto era stata molto brava e qui il personaggio sembra che faccia per lei. Si riesce a vedere sempre il personaggio in tutto il film e mai l'attrice che le sta dietro. La protagonista Isabella Ragonese poi é molto brava a disegnare il ritratto di una generazione persa e spaesata. La mia generazione.
Questo aspetto generazionale devo ammettere che ha favorito il mio giudizio positivo sul film e il mio coinvolgimento emotivo. Ci sto dentro a questo film. Ci sono dentro i miei amici, i miei conoscenti, i miei ex compagni di universitá. Ci sono dentro le persone che incontri tutti i giorni, quelle con cui fai i colloqui, quelle con cui lavori e hai lavorato. Per chi vive in prima persona questa situazione, il film puó risultare molto doloroso.

mercoledì 16 aprile 2008

L'ultimo re di Scozia

L'ultimo Re di Scozia racconta la storia dell'incontro tra un giovane medico occidentale idealista che decide di partire per l'Africa e il dittatore ugandese Idi Amin Dada. E' il racconto di un rapporto privato tra un occidentale che viene attratto dal carisma del militare che ha governato in Uganda dal 1971 al 1979. La situazione politica e sociale dell'Uganda di quegli anni é solo lo sfondo molto sfocato della storia.
Uno degli aspetti piú interessanti della storia é l'invaghimento dell'occidente per un popolo altro, attraverso il suo leader. Il medico arriva in Africa e con gli occhi dell'occidente giudica il nuovo leader come portatrice di bene. Una delle sequenze piú belle del film é la prima apparizione del leader sulla scena quando il medico lo vede per la prima volta tra le ovazioni del popolo. Il giovane medico ne viene abbagliato, in tutta la prima parte é come se vivesse sotto ipnosi, allucinato dall'apparente splendore del governo militare.
Il film che ne esce é per certi versi interessante e godibile. E' una storia di fiction con un attore straordinario che interpreta in modo egregio l'intimitá e la personalitá del dittatore militare. La storia peró vive troppo su questa intimitá che in un certo senso sminuisce l'orrore provocato in Uganda da Amin. Il film quindi non va considerato come un film di denuncia ma una storia dell'incontro tra due persone dal quale nasce un rapporto morboso, allucinante e distruttivo.
E' comunque un film da vedere sopratutto per godersi l'interpretazione di un grandioso Forest Whitaker, un attore che riesce sempre a costruire dei personaggi indimenticabili, Ghost Dog e Bird su tutti.

martedì 15 aprile 2008

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