mercoledì 31 ottobre 2007

A Love Supreme

Ascolto la musica di pancia, non ho gli strumenti per giudicarla da un punto di vista teorico-musicale. Non ho mai suonato uno strumento, quindi la musica mi deve rapire, anche se gradualmente mi deve portare all'emozione. Con John Coltrane è stato amore al primo ascolto. L'ho sentito di pancia, ho sentito subito le vibrazioni della sua musica. Con i numerosi ascolti è arrivato anche alla testa. Lui ha portato nel mio ascolto di musica brividi ed emozioni. Quando ascolti un album come A Love Supreme e ti ritrovi gli occhi lucidi la sensazione è straordinaria, non ti rendi conto di quanto la musica ti entra nel sangue.
Lui è stato la mia chiave per il Jazz. Prima c'è stato John Coltrane e poi è venuto tutto il resto: Davis, Monk, Coleman, Jarrett, il non ancora digerito Bill Evans e tanti altri. Per chi come me il jazz lo apprende dall'ascolto, il godimento non finisce mai, ogni ascolto è novità, è stupore. Non c'è mai ripetizione.

"Per un certo periodo sono stato il figlio che ascoltava la musica per cercare di capire il padre. Poi sono diventato un musicista che ascoltava John Coltrane per capire la musica". Ravi Coltrane

domenica 28 ottobre 2007

Il silezio, l'amore e...Kim Ki-duk

Non riesce ad essere tradotto in parole l'amore raccontato da Kim Ki-duk. Nelle sue storie c'è un amore struggente, lacerante, impossibile da comunicare. Un sentimento che crea dipendenza senza nessuna apparente logica. Forse l'espressione più calzante dell'amore. Non riescono le parole ad evocare il sentimento, a stento ci riescono gli sguardi. Sono amori sospesi tra il malessere, la violenza e la poesia. C'è il sesso, venduto, violento, poetico. Amori che vivono in un mondo a cui non appartengono. Amori interiori. Non sono amori impossibili ma si realizzano contro ogni impossibilità. La crudeltà si piega all'amore però non sparisce del tutto ma viene inghiottita dalle trame degli amori raccontati.
Ogni volta che ho finito di vedere un film di Kim Ki-duk sono sempre rimasto qualche minuto a pensare, a cercare di comprendere il perché. Non c'è molto da capire probabilmente in questi racconti non sempre accessibili. C'è il silenzio che ci deve accompagnare. Sono le immagini che parlano direttamente al cuore, allo stomaco, alla mente, ma è soprattutto qualcosa nel non detto che emoziona. L'assenza di parole in questi racconti di amori ci zittisce, non ci permette di giudicare. Sono storie che non vogliono essere giudicate.

"Per questo faccio film: tentare di comprendere l’incomprensibile"
Kim Ki-duk

mercoledì 24 ottobre 2007

Io smetto così

Da poco tempo partecipo ad una community basata sul passaparola chiamata Zzub Sono curioso di sapere quello che succede in rete e quindi mi sono iscritto. Non la faccio lunga cone le spiegazioni basta visitare il sito per capire.
Su questa community è attiva una campagna contro il fumo "Io smetto così". Mi sembra una cosa interessante anche perché non sono per niente un'amante del fumo, anzi non ho mai provato una sigaretta. Non mi piace neanche essere un moralista, ognuno fa quello che vuole ma ci sono tanti validi e importanti motivi per smettere di fumare penso che tutti li conoscano ma ci sono anche quelli futili che non sono trascurabili. Me ne vengono i mente in particolare due:

1) Perché uscire dai locali d'inverno, con le giacche le sciarpe per tirare due boccate e poi avere l'alito e le dita che sanno di fumo, anche se dopo si mangia una gomma.

2) Perché spendere così tanti soldi? Facciamoci due conti un pacchetto costa 5€ in media. Se consideriamo che chi fuma ne compra 6/7 a settimana (cioè uno al giorno) abbiamo una spesa mensile di circa 140€. Bè un risparmo di questo genere al mese non mi sembra male. Poi bisogna considerare che quasi sempre chi fuma fa un consumo maggiore di gomme da masticare per coprire l'alito che sa di fumo, quindi forse dobbiamo aggiungere anche questo costo.
Vabbè ognuno fa quello che vuole. Però poi si becca anche le prediche contro il fumo.

martedì 23 ottobre 2007

Edward Hopper

Se potessi esprimerlo con le parole non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo.

giovedì 18 ottobre 2007

28 settimane dopo: quando la suspense torna al cinema

Dai un'occhiata alla programmazione dei film e ti rendi conto che in fondo non c'è molto da vedere. Se poi cerchi intrattenimento al cinema la cerchia si restringe. Però hai deciso che vuoi andare al cinema e ti ritrovi in sala a vedere 28 settimane dopo, il sequel di 28 giorni dopo, il film horror-apocalittico di Danny Boyle (quello di Trainspotting per intenderci).
Dopotutto ti aspetti la solita storia ma quello che stupisce fin dai primi minuti del film è la regia. Il regista è il semi-esordiente Juan Carlos Fresnadillo che sotto l'ala protettrice di Danny Boyle (che ha girato i primi straordinari minuti del film) riesce a costruire un film con molto ritmo e avvincente. Dopotutto ci si aspetta questo da un film, che sappia raccontare con le immagini, con i movimenti di macchina e la scelta delle inquadrature una storia ma soprattutto che sappia trasmettere emozioni. In questo caso tutto funziona bene, sopratutto la tensione della storia e la costruzione della suspense. Hitchcock ha fondato una carriera sulla suspense ma sembra che al cinema nessuno sappia più cosa sia. Soprattutto nell'horror si gioca quasi sempre sull'effetto sorpresa (molto più semplice da ottenere) mentre a mio parere la suspense è essenziale per spaventare, per comunicare ansia nello spettatore. Quando c'è suspense ci si aspetta sempre che debba accadere qualcosa, ma non si sa come, quando e perchè. Nel film in questione, poi, la Londra deserta aiuta molto in questa operazione.
Certo la storia di 28 settimane dopo non potrà mai vincere il premio dell'originalità e alcuni passaggi del racconto sono un po' "tirati per i capelli" ma il film è godibile e ben fatto. Purtroppo di questi tempi è merce rara vedere film di puro intrattenimento che siano ben fatti. Le sale sono piene di brutte storie raccontate male, con soluzioni banali e senza un minimo di mestiere. Io non sono un esperto nè un tecnico del cinema ma a mio avviso quando un film è ben costruito si vede, perché riesci a godertelo fino in fondo, dimenticandoti del resto, anche dei buchi nella storia. La maggior parte delle volte, soprattutto nel cinema di genere, le storie originali non sono necessarie ma è necessario saperle raccontare con le immagini.

lunedì 15 ottobre 2007

Kubrick raccontato al Palazzo delle esposizioni


La mostra su Stanley Kubrick al Palazzo delle Esposizioni è un racconto. E' una biografia artistica e non una storia personale. Non si racconta l'uomo ma l'autore di film. L'uomo emerge dalla sua arte, dai documenti che testimoniano il processo di lavorazione delle sue opere. Si racconta Kubrick anche attraverso le foto del suo primo periodo di fotografo di Look.
Il racconto cronologico ti porta a scoprire tutti i suoi film e la storia della loro produzione. L'allestimento mira ad un'immersione nei mondi creati da Kubrick, attraverso musica, immagini, oggetti di scena e riproduzioni di ambientazioni dei film, come la stanza dove "muore" Hal 9000 in 2001 oppure la savana dell'alba dell'uomo sempre in 2001.
Ci sono fotografie di scena, foto promozionali, locandine, interviste ai protagonisti, oggetti di scena. Tutto diventa testimonianza. Ci sono le prove della sua estrema attenzione per i dettagli, dei suoi "maniacali" preparitivi per la produzione dei film. Tra questi c'è nella sezione dedicata a Napoleone (uno dei suoi progetti mai realizzati) lo schedario con tutti i dettagli sulla vita di Napoleone, con personaggi incontrati, fatti avvenuti. Un lavoro di ordinamento allucinante. Un lavoro meticoloso nonostante, come viene detto nel catalogo della mostra da sua moglie, Kubrick non era ordinato, viveva nel caos delle sue carte. Aveva un suo ordine.
La parte della mostra che ho preferito è stata la corrispondenza, gli appunti sulle sceneggiature, gli appunti sui possibili titoli per il Dottor Stranamore. Ho letto tutte le lettere, ed è fantastico leggere le parole dei protagonisti, il loro modo di esprimersi senza intermediazioni. Si può leggere la corrispondenza con Nabokov in occasione della stesura della sceneggiatura di Lolita. Ci sono le lettere di protesta contro Lolita delle associazioni cattoliche che consigliano a Kubrick di abbandonare il progetto del film perché contro la morale della società e poi, dopo l'uscita del film, lo attaccano ferocemente. Ho letto alcune delle lettere originali di spettatori sconvolti dalla visione di Arancia Meccanica: uno spettatore sconvolto perché c'era troppa violenza e poco sesso, mentre un altro affermava di non voler vedere più film perché era rimasto disgustato. Leggendo i documenti si scopre che Saul Bass ha scritto una lettera di complimenti a Kubrick per 2001 e che ha collaborato con delle idee per i titoli di testa di Shining. Si scopre che Audrey Hepburn ha rifiutato la parte di Giuseppina in Napoleone.
La mostra è anche un'occasione per illustrare tecnicamente il lavoro di Kubrick, come nella sezione dedicata a 2001 dove c'è una dimostrazione pratica di uno degli effetti speciali realizzati per il film: la proiezione frontale. Ci sono gli obiettivi usati per i suoi film, le sue macchine da presa. Ci sono i test sull'illuminazione di Barry Lyndon con gli appunti sulle foto dove sono indicati i diversi diaframmi e tempi di esposizione provati. C'è una proiezione interamente dedicata all'utilizzo della musica nei film di Kubrick.
Potrei scrivere per ore su questa mostra. Per chi lo ama è come un luna park, un parco a tema e non se ne vorrebbe mai uscire. Per chi non lo conosce o lo conosce poco, la curiosità viene decisamente stimolata.

giovedì 11 ottobre 2007

Exit Music (For A Film).

Wake... from your sleep
The drying of your tears
Today we escape, we escape

Pack... and get dressed
Before your father hears us
Before all hell breaks loose

Breathe, keep breathing
Don't lose your nerve
Breathe, keep breathing
I can't do this alone

Sing... us a song
A song to keep us warm
There's such a chill, such a chill

You can laugh
A spineless laugh
We hope your rules and wisdom choke you
Now we are one in everlasting peace

We hope that you choke, that you choke
We hope that you choke, that you choke
We hope that you choke, that you choke

(da Ok Computer dei Radiohead)

venerdì 5 ottobre 2007

Little Britain


Ho scoperto la divertente serie comica Little Britain per caso. Purtroppo l'ho scoperta troppo tardi perché la serie sta finendo. Certo non parliamo di comicità raffinata ed elegante ma di una serie di sketch, una galleria di personaggi surreali e sopra le righe, una galleria di mostri dei nostri giorni in salsa british. Per fortuna le puntate sono in inglese con sottotitoli in italiano, così si può apprezzare la recitazione dei diversi attori.
La puntata è strutturata come un racconto, un documentario. Una voce narrante racconta le vicende di una serie di improbabili personaggi che dovrebbero rappresentare la popolazione inglese. Ci sono tantissimi personaggi. Me ne ricordo alcuni. Una tutor di un corso per dimagrire, più grassa di tutti i suoi allievi. Un giovane ragazzo innamorato della nonna di un suo amico (sì sì della nonna). Un attore fallito che tiene la sorella morta (ex attrice famosa) chiusa nella stanza per prendere tutta l'assistenza sociale. L'amante gay del primo ministro inglese che gli fa continuamente scenate di gelosia senza che il primo ministro ci capisca nulla. Poi ci sono i due personaggi secondo me più divertenti: una coppia di fratelli di cui uno sulla sedia a rotelle. La particolarità è che il fratello sulla sedia a rotelle cammina ma sfrutta il fratello per farsi portare in giro.
Comunque sia è difficile descrivere tutte le situazioni, i dialoghi e i personaggi. E' da vedere. Certo non è per tutti i gusti e probabilmente è piaciuta solo a me.

mercoledì 3 ottobre 2007

Grindhouse: Tarantino vs Rodriguez


Ho finalmente visto Planet Terror e posso finalmente tirare le somme di Grindhouse che ha anche un bellissimo sito. Purtroppo in Italia abbiamo potuto vedere Death Proof e Planet Terror separati, nonostante fossero stati pensati come due film da proiettare insieme ispirandosi alle proiezioni di b-movie negli anni settanta. Una scelta commerciale dovuta allo scarso successo ottenuto negli USA. Da spettatore obiettivo è anche comprensibile, non è facile digerire i due film insieme.
Death Proof è un film di Tarantino, è il suo modo di divertirsi. E' logorroico, pieno di belle ragazze, esagerato, ben girato e ricco di citazioni anche ai suoi stessi film (geniale la suoneria di una delle protagoniste con la colonna sonora di Kill Bill, il fischio diventato un vero tormentone). Lo stile è il suo: iperbolico ma d'autore. Punta molto sulla forma, nonostante la pellicola sgranata c'è una particolare cura dell'aspetto visivo.
Planet Terror di Rodriguez è un horror a tutti gli effetti che deve più a Carpenter (ringraziato anche nei titoli di coda) che a Romero e ai suoi morti viventi. E' esagerato, splatter, adolescenziale. Ricco di citazioni dello stile e del linguaggio dei b-movie e sopratutto dei film sugli zombie. E' un film folle, volutamente demenziale. E' esibizionista e divertito. E' difficile descrivere il film, è un'esperienza esplosiva, senza mezzi termini e troppi intellettualismi. Ci sono solo nuovi aggettivi da trovare. Il film parla indirettamente anche della guerre di Bush, infatti Bruce Willis nel film è un militare declassato perché colpevole di aver ucciso Bin Laden.
I due film sono pensati insieme e si citano a vicenda, ma si gustano anche separatamente. Probabilmente preferisco Planet Terror, perché è più fedele a Rodriguez mentre per Tarantino Death Proof è sicuramente un film minore.
Death Proof e Planet Terror sono le facce della stessa medaglia, con differenze di qualità e di stile, nonostante l'apparenza. Dove Tarantino cita e omaggia il cinema, Rodriguez lo omaggia anche attraverso la parodia. Il film di Tarantino è ricco di dialoghi, anche folli. Nel film di Rodriguez i dialoghi sono elementi di raccordo, volutamente privi di profondità, è evidente che vuole puntare tutto sull'azione.
Due citazioni dai film. Per Death Proof: "Zozza mary, pazzo gary". Per Planet Terror una frase frequente di Rose Mcgowan "Talento sprecato n°37" (il numero cambia nel corso del film).

martedì 2 ottobre 2007

Radiohead: download in arrivo


Da un paio di giorni nel web si parla del nuovo album dei Radiohead. In rainbows (così s'intitola) uscirà il 10 ottobre. Il termine "uscirà" in questo caso però non è del tutto appropriato perché i RH hanno scelto la via del download. Ti colleghi al loro sito e puoi scegliere se ordinare il download (decidendo quanto pagare) od ordinare il discbox, un'edizione di prestigio con doppio cd e doppio vinile al costo di 57€.
Come tutti sottolineano la novità principale di questa distribuzione è la possibilità di scaricare l'album (senza case discografiche, itunes, amazon, ecc.) e soprattuto decidere quanto pagare per averlo. Questa scelta è dovuta in parte al fatto che i RH non hanno al momento una casa discografica e in parte al loro spirito anticonformista.
Vediamo come andrà. Sembra che i RH vogliano dare una spallata al sistema delle major discografiche, vogliono finalmente trovare una via alternativa di distribuzione. Tutte cose vere per ora, vedremo se nei fatti e nel tempo la spallata ci sarà e se i RH rimarrano fedeli alle loro scelte. Certo il fatto che venga da una band famosa in tutto il mondo può far sperare.
Aspettiamo che arrivi il 10 ottobre per vedere cosa succede, se l'album sarà disponibile in futuro anche in formato cd nei negozi o altrove. Quello che è certo è che in qualche modo mi procurerò il nuovo e finalmente potrò sapere se i RH avranno fatto di nuovo centro anche con la musica.