giovedì 29 novembre 2007

Francis Bacon...Francesco Bacone

Sono di pessimo umore e volevo qualcosa che rappresentasse il mio stato d'animo. Il primo artista che mi è venuto in mente è stato Francis Bacon, non so perché. Mi è venuto in mente uno dei suoi dipinti (quello che si vede in figura). Cercando info sul pittore ho scoperto un caso di omonimia con il filosofo inglese Francesco Bacone in inglese Francis Bacon. La coincidenza continua perché ho trovato alcune citazioni del filosofo che mi piacciono molto. Le coincidenze nell'era del web 2.0 diventa post. Di seguito le citazioni di Francesco Bacone.

"Alcuni libri devono essere assaggiati, altri trangugiati, e alcuni, rari, masticati e digeriti."

"È meglio non avere alcuna opinione di Dio, che averne una indegna di lui."

"Se un uomo parte con delle certezze finirà con dei dubbi; ma se si accontenta di iniziare con qualche dubbio, arriverà alla fine a qualche certezza."

lunedì 26 novembre 2007

CTRL + ALT + CANC

Ho trovato questa foto navigando nel web.
Il muro è quello che separa Israele dalla Palestina.
Il messaggio direi che non ha bisogno di altre parole.

(Fonte: http://www.lodominelli.com/2007/11/18/filippo-minelli-hits-west-bank-in-palestine)

venerdì 23 novembre 2007

Esperanza Spalding

Ho scoperto Esperanza Spalding sfogliando il programma di Umbria Jazz 2007. Dopo aver ascoltato il suo album Junio mi sono morso le mani per aver perso la sua esibizione live a Perugia e anche a Roma. L'ho scoperta troppo tardi.
Esperanza è una contrabbassista e cantante Jazz nata nel 1984. Pizzica il suo basso in modo dolce e delicato ma deciso. T'incanta con la sua voce che gioca con lo strumento e con le armonie della sua musica. E' una promettente stella del Jazz.
Consiglio di visitare il suo spazio su My Space per ascoltare la sua musica. Navigando su YouTube ho trovato anche un suo video che inserisco in coda al post.

mercoledì 21 novembre 2007

Re-Vision...Shining


Ieri sera ho ri-visto Shining. Ormai ho perso il conto di quante volte ho visto questo film. E' il film di Kubrick che preferisco, semplice e diretto ma ricco di sfumature e di profondità. L'ho visto al cinema in occasione della rassegna dedicata a Kubrick che in questo periodo si sta svolgendo al Palazzo delle Esposizioni a Roma.
Che dire. Il film non perde smalto, ad ogni visione si arricchisce, poi la visione su grande schermo per la prima volta lo rende un'occasione da ricordare. Poi ero con Fra e tutto era ancora più bello, perché condividere con lei uno dei film che preferisco in assoluto è stato importante per me che ho un rapporto passionale con il cinema.
Questa ulteriore visione mi ha permesso ancora una volta di gustarmi i movimenti di macchina di Kubrick, le sue inquadrature ordinate e geometriche. Il labirinto della regia. Questo è quello che mi rimane più impresso di Shining: un film ordinato e geometrico che contiene il caos, la follia, l'irrazionale. Non penso ci fosse un modo migliore di rappresentare tutto questo se non attraverso la struttura del labirinto che è ricorrente in tutto il film.

P.S. Mi sono accorto solo ieri che la macchina schiacciata nell'incidente che incontra il cuoco Halloran nella bufera quando sta andando all'Overlook Hotel è un Maggiolone, come la macchina di Jack Torrance. Sarà un caso?

lunedì 19 novembre 2007

Gotàn...Tango

Gotàn dal lunfardo Tango. Il nome evoca il passato, le sonorità appartengono più che mai al presente. I Gotàn Project appartengono al Tango, a quell'idea di Tango in continua evoluzione. Un genere musicale, un ballo, una cultura che vive nel mondo e si nutre del mondo. Il Tango è nato cosmopolita ed è giusto che si evolva in tal senso.
Ho scoperto la loro musica quando ho cominciato a ballare il tango. Prima non mi ero mai avvicinato a loro, nonostante la loro fama e il loro successo vadano al di là delle milonghe. Solo ora dopo aver ascoltato tanta musica di tango percepisco la loro ricchezza. Vanno avanti ma non tradiscono, sperimentano e omaggiano. Nelle loro canzoni c'è la voce di Buenos Aires, c'è la radio argentina che suona, c'è la voce malinconica e dolente del Bandoneón. Nella loro musica c'è l'eco di Gardel, l'eco del tango più classico, più antico, l'eco di ogni tango. Il sapore della loro musica è però attuale, presente.
Sono diversi i gruppi musicali che suonano Tango elettronico, tutti affascinanti, ma solo i Gotàn Project a mio avviso riescono a creare un ponte tra tutti i tanghi possibili. Solo loro esprimono oggi il tango così come deve essere. Non riserva, ma laboratorio.

lunedì 12 novembre 2007

Fanny e Alexander...le urla nel silenzio

Ho visto Fanny e Alexander di Ingmar Bergman, un film bello e intenso che ti trascina in un mondo sospeso tra realtà, sogno, incubo e magia. Ci vorrebbe un lungo post per descrivere il film e le sue tematiche ma più di tutto mi è rimasta in mente una scena.
Mi succede molto spesso nella visione dei film che delle singole scene provocano in me una forte emozione e mi rimangono impresse nella mente. Scene che non necessariamente racchiudono il senso del film ma che hanno un impatto emotivo spiazzante. Anche in film complessi dove la trama narrativa va scandagliata fino in fondo per trarne il giusto senso, mi rimane sempre un'immagine in testa.
Nel caso di questo film è una scena legata alla morte di uno dei personaggi. Nella notte i due bambini protagonisti vengono svegliati dalle urla di una donna. Un piano straziante che risuona nella casa buia e silenziosa. I bambini si alzano e vedono tra le porte socchiuse di una camera la bara con il corpo del defunto e sempre dallo spiraglio della porta si scorge la madre che lentamente cammina su e giù lungo la stanza di fronte alla bara e piange, urla dal pianto. Sono spiazzanti e angoscianti queste urla. E' angosciante anche il contrasto tra il pianto disperato e la compostezza del corpo della donna che non si contorce dal dolore, ma si muove lentamente.
Il suono delle urla nel silenzio e nel buio costruiscono insieme alle inquadrature semi-illuminate una scena bellissima e dolorosa. Le urla mi hanno ricordato un altro bellissimo film di Bergman, Sussurri e grida. Anche lì c'erano urla di dolore che squarciavano il silenzio e il buio. Ancora ricordo quelle urla e quel film visto tanti anni fa.

martedì 6 novembre 2007

Enzo Biagi

"Qualche volta è scomodo sentirsi fratelli, ma è grave considerarsi figli unici."

"Dopo tre apparizioni in video, qualunque coglione che viene intervistato dice la sua e anche quella degli altri."

Enzo Biagi

sabato 3 novembre 2007

Dentro gli arcobaleni

Non è semplice parlare di un nuovo album dei Radiohead visto che sono un loro ammiratore da sempre. Questo nuovo album è arrivato carico di aspettative soprattuto perché il precedente Hail to the Thief non era un capolavoro ed aveva alti e bassi. Ci si aspetta sempre qualcosa di grande dal gruppo che ha prodotto due album straordinari come Ok Computer e Kid A, due album stranianti e strazianti. Due album che a distanza di anni non mi annoiano mai nell'ascolto e ci ritrovo ogni volta mille sfumature di emozioni.
In rainbows ha un compito difficile. Dico subito che secondo me non riesce sicuramente ad eguagliare i due album citati, ma riesce probabilmente nell'intento di superare per piacere nell'ascolto il precedente Hail to the Thief. L'album secondo me nasce nel segno della doppiezza, da diversi punti di vista, fin dal titolo al plurale. Coniuga la parte Pop del gruppo con le loro derive elettroniche. Ogni brano è composto da due parti diverse e a volte contrastanti tra loro, "suona" in modo diverso nella prima e nella seconda parte. Questo è quello che emerge dall'ascolto. Un album dove la voce di Thom Yorke è più piegata al suono, alla musica suonata dal gruppo, in un certo senso è un ritorno all'antico.
I numerosi ascolti dell'album fanno scoprire le canzoni. A differenza di Kid A la tracklist è più frammentata, meno concept album. Le canzoni sono godibili e si apprezzano le loro qualità ad ogni ascolto. Chiaramente non tutti i brani sono belli, ce n'è anche uno abbastanza brutto (Faust Arp), ma solo il tempo e gli ascolti potranno decretare la qualità di queste canzoni.
L'album non è un capolavoro, non è il migliore dei Radiohead, non sorprende come aveva fatto Kid A. E' un album godibile e alcuni canzoni sono belle ed emozionanti. Niente di travolgente ma sicuramente un bell'album che guadagna punti negli ascolti. Un album dove i Radiohead si riconoscono ma dove non si scopre nulla di nuovo.