giovedì 27 dicembre 2007

Paranoid Park

Paranoid Park è un racconto sull'adolescenza. Un racconto sui sentimenti, sugli stati d'animo, sulle insicurezze e sugli atti estremi di un periodo della vita unico e pieno di tumulti interiori. Gus Van Sant sceglie di raccontare la storia di un adoloescente senza alzare la voce, in modo elegante e sobrio ma comunque doloroso. Quando lascia fissa l'inquadratura e lascia parlare la musica e i rumori di fondo è come se fosse un urlo. Usa l'omicidio/incidente come pretesto per raccontare come possa essere "estrema" l'esperienza adoloscenziale, come può essere dolorosa e ricca di decisioni difficili.
Gus Van Sant non esprime giudizi ma è dalla parte degli adolescenti o meglio cerca di dimostrare che anche i loro problemi sono realmente problemi. I loro sentimenti, le loro sofferenze sono importanti tanto quanto quelli degli adulti. Un mondo adulto indifferente e sopratutto estraneo.
Sceglie un forma narrativa frammentata, a puzzle. Immagini sovraesposte e fuori fuoco. Tutto per raccontare un mondo difficile da capire, da focalizzare e da spiegare. La musica domina su tutto, è più importante delle parole.

mercoledì 19 dicembre 2007

A volte ritornano...a suonare nelle mie orecchie

Mi succede spesso di recuperare musica ascoltata moltissimo in passato ma abbandonata in tempi recenti per ascoltare musica nuova alle mie orecchie. L'altro giorno ho caricato nel mio iTunes e poi nel mio iPod 2 cd degli Smashing Pumpkins: Mellon Collie and The Infinite Sadness e Adore. Le due alte vette della produzione del gruppo, almeno secondo me. Gli ultimi acuti di una band che continua a fare musica senza nessun mordente, con poca energia e pochissime nuove idee.
Mellon Collie and The Infinite Sadness è straordinario, una miscela di rock e melodia. Energica e a tratti struggente la voce di Billy Corgan che si sposa sia con le ballads che con le sonorità più acide. Ascoltato un'infinità di volte e comprato usato. Adore è quasi all'opposto ma non del tutto distante da Mellon Collie. E' un album romantico e decadente, ricco di brani bellissimi, non ha l'energia del precedente ma ha delle sonorità nuove ed interessanti, e poi c'è la straordinaria Ava Adore.
Due video su tutti: Ava Adore e Tonigth, Tonight. Due video bellissimi pieni di cinema. Nosferatu in Ava Adore e Georges Méliès in Tonight, Tonight.

TONIGTH, TONIGHT



AVA ADORE

venerdì 14 dicembre 2007

Meglio tardi che mai: "Fino all'ultimo respiro"

Appena ho finito di vedere Fino all'ultimo respiro mi è venuta in mente un'immagine: un bambino che usa la sua mano come una pistola, fa finta di sparare imitando anche il rumore del colpo e alla fine soffia sul dito. A questo mi ha fatto pensare il film di J.L. Godard scritto da Truffaut. Un gioco, un divertimento, un noir leggero. Un ossimoro.
In questo film tutto è nuovo. E' il primo film della Nouvelle Vague. E' il primo film di Godard. Un nuovo modo di fare cinema. Un nuovo modo di fare cinema d'autore.
Il tocco della regia è leggero, è mobile. Il protagonista è ammiccante nei confronti dello spettatore. La storia è trattata come se fosse una commedia, ma in realtà la storia del protagonista è amara. Lo stile leggero mi ha ricordato, forse sarò blasfemo, i film di Jacques Tati.
I dialoghi del film sono un'altra cosa che mi ha colpito. Sembrano frasi buttate lì per caso ma alla fine sono dei veri concentrati di ottima scrittura. Il tutto anche grazie ai protagonisti, la bellissima Jean Seberg (Patrizia) e in particolare a Jean Paul Belmondo (Michel). Un attore che ogni volta che lo vedo recitare mi stupisce. Non appartengo alla sua generazione e quindi per me è sempre una scoperta. Lo trovo straordinario, riesce sempre a riempire lo schermo. Ogni suo gesto, ogni sua smorfia arricchisce la narrazione.

Per chiudere alcune citazioni dal film.

Non so se non sono felice perché non sono libera o se non sono libera perché non sono felice. Patrizia Franchini

Patrizia: Perché sei venuto qui, Michel?
Michel: Io? Perché ho voglia di fare di nuovo l'amore con te.
Patrizia: Non è un buon motivo direi.
Michel: Invece sì, vuol dire che ti amo.

Patrizia: Signor Parvulesco, qual è la sua più grande aspirazione nella vita?
Scrittore Parvulesco: Divenire immortale, e poi... morire.

giovedì 13 dicembre 2007

Un volto nella folla: la donna con le spille

Questa mattina sono arrivato in ufficio con i mezzi pubblici. Non mi capita spesso perché di solito mi muovo con lo scooter ma visto che ho finito la benzina non ho potuto fare altrimenti. Ogni volta che prendo l'autobus ascolto musica con l'ipod e cerco di isolarmi ma lo sguardo si muove tra i mille volti che mi circondano. Sono sempre incuriosito dalle storie che ci possono essere dietro tutte quelle persone. Questa mattina pensavo che prendere i mezzi pubblici può essere un buon modo per ispirarsi nello scrivere, nel disegnare...
Tra le tante persone una in particolare mi ha colpito. Una donna sui 45 anni, non molto alta, capelli corti e acconciati in modo ordinato. Il colore dei capelli lasciava intravedere i capelli bianchi che ancora non dominavano sul nero. La donna non aveva trucco ma solo un leggero tocco di matita nera sotto agli occhi, probabilmente passato distrattamente prima di uscire. Aveva i denti pronunciati in avanti, e un mento piccolo. Quello che più mi ha colpito della donna è che aveva un giubbino nero corto con 4 spille appuntate sul davanti. Le spille erano di diverse dimensioni ma non molto piccole. Le spille rappresentavano tutte un albero di natale, ogni spilla lo raffigurava in modo diverso, un paio più colorate e una paio maggiormente stilizzate.
Non so perché mi ha colpito questo particolare. Non so cosa possa significare. Non capisco perché quella donna ha attirato la mia attenzione al punto di parlarne. Forse qualcosa nel suo sguardo. Non era triste, non era allegra. Era semplicemente viva e forse ben cosciente della sua condizione, qualsiasi essa fosse.

martedì 11 dicembre 2007

Orfano di Alias


Ho cominciato a vedere Alias in attesa di nuove puntate di Lost. Il creatore è lo stesso, J.J. Abrams, quindi ho pensato che ne valeva la pena e così è stato. Il risultato è stato che sono diventato completamente dipendente dalla serie. Ho divorato puntate su puntate e serie su serie. In poco meno di 6 mesi ho finito tutte e 5 le serie.
La serie è veramente coinvolgente ed i motivi secondo me sono molti. Prima di tutto è una spy story con tantissima azione e una protagonista molto affascinante. Quello che lascia senza fiato, però, è che la serie è iperbolica, esagerata, sopra le righe. Non tenta mai di darsi un tono di verosimiglianza, l'unica cosa importante è l'azione, è puro intrattimento, pura fiction. Non è importante dare un significato profondo e reale alle storie, quello che conta è il racconto, il divenire della storia.
Alias ha preso alla lettera la lezione di Hitchock e l'ha adattata alla serie contemporanea. Il maestro del cinema, infatti, costruiva quasi tutti i suoi film su due elementi principali: il MacGuffin e la suspense.
Per spiegare cos'è il MacGuffin Hitchcock nel libro intervista con Truffaut racconta una storiella :
Due viaggiatori si trovano in un treno in Inghilterra. L'uno dice all'altro: «Mi scusi signore, che cos'è quel bizzarro pacchetto che ha messo sul portabagagli? — Beh, è un MacGuffin. — E che cos'è un MacGuffin? — È un marchingegno che serve a catturare i leoni sulle montagne scozzesi. — Ma sulle montagne scozzesi non ci sono leoni! — Allora non esiste neppure il MacGuffin!».
Il MacGuffin è quindi un elemento della storia che non ha nessun significato, nessuna importanza se non quella di far andare avanti la storia. Il MacGuffin è importante perché tiene vivo l'interesse dello spettattore e per favorire l'immedesimazione con l'eroe o eroina. Nel caso di Alias abbiamo tantissimi MacGuffin, come ad esempio tutti i manufatti di Rambaldi che Sidney deve recuperare. La presenza della maggior parte di questi oggetti nella serie è giustificata dal fatto che rendono possibile l'azione. Quello che conta non è il significato degli oggetti ma conta che siamo sempre in ansia per la protagonista.
L'altro elemento puramente hitchockiano della serie è la suspense che è costruita benissimo. Ogni episodio (sopratutto nelle prime 3 stagioni) finisce sul filo, di solito Sidney Bristow è in pericolo (ad esempio appesa da qualche parte oppure sotto il tiro di qualche cattivo di turno). Questa è una caratteristica della serialità ma che qui viene portata all'estremo.
E' chiaro che questa costruzione narrativa a orologeria condita da bei protagonisti, tecnologia avanzata, azione a non finire e combattimenti corpo a corpo rendono la serie godibilissima. E' evidente che dobbiamo abbandonarci alla storia senza farci troppe domande.

mercoledì 5 dicembre 2007

Tra una birra e i Pink Floyd

Ieri sera ero al pub con Giovanni di fronte ad un ottima birra rossa doppio malto. Eravamo come al solito immersi nelle nostre chiacchere surreali...tra il Pranzo è servito, Passepartout e la musica. In sottofondo c'era il concerto Live 8 che veniva proiettato nel disinteresse generale: Mariah Carey, Robbie Williams, Who e tanti altri nomi. Solo quando sono apparsi i Pink Floyd hanno catalizzato l'attenzione di tutto il pub e anche la nostra. La platea del pub era abbastanza eterogenea e mi ha fatto pensare a come i Pink Floyd riescono ancora a suscitare un'interesse trasversale. Tutte le generazioni prima o poi s'innamorano dei Pink Floyd, tutti li cantano prima o poi. Prescindendo da ogni valutazione musicale, riescono a catalizzare sempre l'attenzione, sono senza tempo. Ieri sera ne ho avuto la prova. Quasi tutti avevano voltato la testa verso il concerto proiettato e quasi tutti cantavano, anche solo muovendo le labbra, Money o Wish you were here. E' una riflessione così la mia che mi ha fatto venire di nuovo il desiderio di immergermi nel loro mondo musicale, sopratutto in The Dark Side of Moon, sempre alla ricerca di qualcosa.