lunedì 28 luglio 2008

Re-Vision: Eternal Sunshine of Spotless Mind



Il cinema riesce ancora ad essere magico. Sembra che non ci voglia molto. Sono sufficienti una storia d'amore non banale, tenera ed emozionante...un paio d'attori ispirati...un regista che vuole fare il suo cinema senza dimenticare il pubblico.
Eternal Sunshine ha tutti questi ingredienti e molto di più. Non sono ingredienti semplici da trovare nel cinema. Non è semplice che ad una seconda visione il film comunichi le stesse emozioni della prima volta. Gli stessi brividi e la stessa pelle d'oca.
La trama del film non è lineare ma la scrittura riesce a renderla fruibile e intensa. Un racconto che fa un percorso inverso. Ci fa scoprire l'inizio alla fine del film. L'uso degli effettivi visivi è ben calibrato e mai eccessivo.
Gondry è un regista affascinante che riesce a trasformare tutto in magia. Le interviste e il backstage del film ci mostrano un regista che vuole fare il proprio cinema, con le proprie idee e i propri mezzi. Non sceglie la via più semplice e immediata ma la sua strada, il suo modo. E' bello sentir parlare un autore cinematografico che ancora riesce a vedere oltre le sedimentate regole della tecnica cinematografica. Il modo in cui visualizza lo svanire dei ricordi è poco tecnologico e d'impatto.
Di solito non sono contro la tecnologia al cinema, anzi...però vedere che esistono soluzioni e giochi visivi che rendono al meglio senza la post produzione dà valore alla tecnica cinematografica. Il cinema è racconto e tecnica e solo quando il racconto è magico e la tecnica diventa personale il cinema può diventare arte e poesia...Gondry con questo film ci riesce in pieno, trasforma le immagini del film in ricordi ed emozioni...l'immagine si sgretola, ma il ricordo cerca di resistere in tutti i modi...poi alla fine arriva il cuore che tutto ricostruisce e tutto conserva...per non perderla mai. In fondo è questo il senso del film.

sabato 26 luglio 2008

I milanesi ammazzano il sabato



Interrompo il mio lungo silenzio dovuto alla mancanza d'ispirazione per parlare degli Afterhours e del loro concerto all'Auditorium.
Quando è uscito il loro ultimo album I milanesi ammazzano il sabato ero rimasto un pò deluso perchè la loro musica non suonava alle mie orecchie ai livelli dei precedenti lavori. Immaginavo però che dal vivo sarebbe stato un gran bel sentire, sembrava un suono che imprigionato nelle cuffie dell'ipod o nelle casse dello stereo fosse sprecato, ridotto e sicuramente non apprezzabile al meglio. In realtà è stato così.
Il concerto all'Auditorium di Roma è stato fantastico. Dopo due anni che non riuscivo a vederli dal vivo ho trovato una band al suo meglio, dove ogni componente era ai massimi livelli e aveva un proprio carisma e una propria carica da trasmettere al pubblico.
La situazione iniziale era un pò atipica per un concerto degli Afterhours. Posti a sedere e ragazze che ti accompagnano al posto. Una situazione che strideva un pò con il variegato pubblico e sopratutto perchè si è abituati a sentire la loro musica in centri sociali e in situazioni molto più informali.
Consapevoli di questo, gli Afterhours hanno deciso di stravolgere le regole e hanno cominciato il loro concerto in mezzo al pubblico della tribuna della Cavea. A sorpresa sono entrati e si sono sparsi nel pubblico per cantare dei loro ormai classici con un sapore più acustico. Il concerto è poi proseguito nei canoni tradizionali, con loro sul palco, con sofisticati arraggiamenti dei loro vecchi pezzi e di quelli nuovi. Tra violino e fiati che però erano continuamente distorti. Sembrava un pò un omaggio alla location del concerto...a modo loro.
Nella seconda parte del concerto sono saliti sul palco carichi, ricchi di energia e sono venuti fuori gli Afterhours di sempre. Carichi di rock e di elettricità, con un Manuel Agnelli in grandissima forma. A quel punto il pubblico che fino a quel momento aveva cercato di essere composto non ha resistito e si è riversato a ridosso del palco per cantare e ballare...compreso me ovviamente.
Classici dei loro concerti suonati e cantati al meglio e c'è poco da aggiungere a Male di miele in 2 versioni, 1996 che adoro, Verità che ricordavo e tante altre.
I pezzi del nuovo album hanno suonato a meraviglia. Tarantella all'inazione è stata un'esperienza fantastica dal vivo come E' febbre e Riprendere Berlino. Ci sono brani che a mio parere diventeranno classici da live come Neppur carne da cannone per Dio e Tutti gli uomini del presidente, brani quest'ultimi che non suonavano a meraviglia nell'album in studio.
Mi mancava un concerto del genere. Mi mancava l'energia e l'adrelina della musica rock live. Quell'energia che quando finisce il concerto non ti farebbe mai smettere di ascoltare musica fino all'alba e forse oltre.