Paranoid Park è un racconto sull'adolescenza. Un racconto sui sentimenti, sugli stati d'animo, sulle insicurezze e sugli atti estremi di un periodo della vita unico e pieno di tumulti interiori. Gus Van Sant sceglie di raccontare la storia di un adoloescente senza alzare la voce, in modo elegante e sobrio ma comunque doloroso. Quando lascia fissa l'inquadratura e lascia parlare la musica e i rumori di fondo è come se fosse un urlo. Usa l'omicidio/incidente come pretesto per raccontare come possa essere "estrema" l'esperienza adoloscenziale, come può essere dolorosa e ricca di decisioni difficili.giovedì 27 dicembre 2007
Paranoid Park
Paranoid Park è un racconto sull'adolescenza. Un racconto sui sentimenti, sugli stati d'animo, sulle insicurezze e sugli atti estremi di un periodo della vita unico e pieno di tumulti interiori. Gus Van Sant sceglie di raccontare la storia di un adoloescente senza alzare la voce, in modo elegante e sobrio ma comunque doloroso. Quando lascia fissa l'inquadratura e lascia parlare la musica e i rumori di fondo è come se fosse un urlo. Usa l'omicidio/incidente come pretesto per raccontare come possa essere "estrema" l'esperienza adoloscenziale, come può essere dolorosa e ricca di decisioni difficili.mercoledì 19 dicembre 2007
A volte ritornano...a suonare nelle mie orecchie
Mellon Collie and The Infinite Sadness è straordinario, una miscela di rock e melodia. Energica e a tratti struggente la voce di Billy Corgan che si sposa sia con le ballads che con le sonorità più acide. Ascoltato un'infinità di volte e comprato usato. Adore è quasi all'opposto ma non del tutto distante da Mellon Collie. E' un album romantico e decadente, ricco di brani bellissimi, non ha l'energia del precedente ma ha delle sonorità nuove ed interessanti, e poi c'è la straordinaria Ava Adore.
Due video su tutti: Ava Adore e Tonigth, Tonight. Due video bellissimi pieni di cinema. Nosferatu in Ava Adore e Georges Méliès in Tonight, Tonight.
TONIGTH, TONIGHT
AVA ADORE
venerdì 14 dicembre 2007
Meglio tardi che mai: "Fino all'ultimo respiro"
Appena ho finito di vedere Fino all'ultimo respiro mi è venuta in mente un'immagine: un bambino che usa la sua mano come una pistola, fa finta di sparare imitando anche il rumore del colpo e alla fine soffia sul dito. A questo mi ha fatto pensare il film di J.L. Godard scritto da Truffaut. Un gioco, un divertimento, un noir leggero. Un ossimoro.In questo film tutto è nuovo. E' il primo film della Nouvelle Vague. E' il primo film di Godard. Un nuovo modo di fare cinema. Un nuovo modo di fare cinema d'autore.
Il tocco della regia è leggero, è mobile. Il protagonista è ammiccante nei confronti dello spettatore. La storia è trattata come se fosse una commedia, ma in realtà la storia del protagonista è amara. Lo stile leggero mi ha ricordato, forse sarò blasfemo, i film di Jacques Tati.
I dialoghi del film sono un'altra cosa che mi ha colpito. Sembrano frasi buttate lì per caso ma alla fine sono dei veri concentrati di ottima scrittura. Il tutto anche grazie ai protagonisti, la bellissima Jean Seberg (Patrizia) e in particolare a Jean Paul Belmondo (Michel). Un attore che ogni volta che lo vedo recitare mi stupisce. Non appartengo alla sua generazione e quindi per me è sempre una scoperta. Lo trovo straordinario, riesce sempre a riempire lo schermo. Ogni suo gesto, ogni sua smorfia arricchisce la narrazione.
giovedì 13 dicembre 2007
Un volto nella folla: la donna con le spille
Tra le tante persone una in particolare mi ha colpito. Una donna sui 45 anni, non molto alta, capelli corti e acconciati in modo ordinato. Il colore dei capelli lasciava intravedere i capelli bianchi che ancora non dominavano sul nero. La donna non aveva trucco ma solo un leggero tocco di matita nera sotto agli occhi, probabilmente passato distrattamente prima di uscire. Aveva i denti pronunciati in avanti, e un mento piccolo. Quello che più mi ha colpito della donna è che aveva un giubbino nero corto con 4 spille appuntate sul davanti. Le spille erano di diverse dimensioni ma non molto piccole. Le spille rappresentavano tutte un albero di natale, ogni spilla lo raffigurava in modo diverso, un paio più colorate e una paio maggiormente stilizzate.
Non so perché mi ha colpito questo particolare. Non so cosa possa significare. Non capisco perché quella donna ha attirato la mia attenzione al punto di parlarne. Forse qualcosa nel suo sguardo. Non era triste, non era allegra. Era semplicemente viva e forse ben cosciente della sua condizione, qualsiasi essa fosse.
martedì 11 dicembre 2007
Orfano di Alias

mercoledì 5 dicembre 2007
Tra una birra e i Pink Floyd
Ieri sera ero al pub con Giovanni di fronte ad un ottima birra rossa doppio malto. Eravamo come al solito immersi nelle nostre chiacchere surreali...tra il Pranzo è servito, Passepartout e la musica. In sottofondo c'era il concerto Live 8 che veniva proiettato nel disinteresse generale: Mariah Carey, Robbie Williams, Who e tanti altri nomi. Solo quando sono apparsi i Pink Floyd hanno catalizzato l'attenzione di tutto il pub e anche la nostra. La platea del pub era abbastanza eterogenea e mi ha fatto pensare a come i Pink Floyd riescono ancora a suscitare un'interesse trasversale. Tutte le generazioni prima o poi s'innamorano dei Pink Floyd, tutti li cantano prima o poi. Prescindendo da ogni valutazione musicale, riescono a catalizzare sempre l'attenzione, sono senza tempo. Ieri sera ne ho avuto la prova. Quasi tutti avevano voltato la testa verso il concerto proiettato e quasi tutti cantavano, anche solo muovendo le labbra, Money o Wish you were here. E' una riflessione così la mia che mi ha fatto venire di nuovo il desiderio di immergermi nel loro mondo musicale, sopratutto in The Dark Side of Moon, sempre alla ricerca di qualcosa.
giovedì 29 novembre 2007
Francis Bacon...Francesco Bacone
Sono di pessimo umore e volevo qualcosa che rappresentasse il mio stato d'animo. Il primo artista che mi è venuto in mente è stato Francis Bacon, non so perché. Mi è venuto in mente uno dei suoi dipinti (quello che si vede in figura). Cercando info sul pittore ho scoperto un caso di omonimia con il filosofo inglese Francesco Bacone in inglese Francis Bacon. La coincidenza continua perché ho trovato alcune citazioni del filosofo che mi piacciono molto. Le coincidenze nell'era del web 2.0 diventa post. Di seguito le citazioni di Francesco Bacone.lunedì 26 novembre 2007
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Il muro è quello che separa Israele dalla Palestina.
Il messaggio direi che non ha bisogno di altre parole.
(Fonte: http://www.lodominelli.com/2007/11/18/filippo-minelli-hits-west-bank-in-palestine)
venerdì 23 novembre 2007
Esperanza Spalding
Esperanza è una contrabbassista e cantante Jazz nata nel 1984. Pizzica il suo basso in modo dolce e delicato ma deciso. T'incanta con la sua voce che gioca con lo strumento e con le armonie della sua musica. E' una promettente stella del Jazz.
Consiglio di visitare il suo spazio su My Space per ascoltare la sua musica. Navigando su YouTube ho trovato anche un suo video che inserisco in coda al post.
mercoledì 21 novembre 2007
Re-Vision...Shining

Questa ulteriore visione mi ha permesso ancora una volta di gustarmi i movimenti di macchina di Kubrick, le sue inquadrature ordinate e geometriche. Il labirinto della regia. Questo è quello che mi rimane più impresso di Shining: un film ordinato e geometrico che contiene il caos, la follia, l'irrazionale. Non penso ci fosse un modo migliore di rappresentare tutto questo se non attraverso la struttura del labirinto che è ricorrente in tutto il film.
lunedì 19 novembre 2007
Gotàn...Tango
Gotàn dal lunfardo Tango. Il nome evoca il passato, le sonorità appartengono più che mai al presente. I Gotàn Project appartengono al Tango, a quell'idea di Tango in continua evoluzione. Un genere musicale, un ballo, una cultura che vive nel mondo e si nutre del mondo. Il Tango è nato cosmopolita ed è giusto che si evolva in tal senso.Ho scoperto la loro musica quando ho cominciato a ballare il tango. Prima non mi ero mai avvicinato a loro, nonostante la loro fama e il loro successo vadano al di là delle milonghe. Solo ora dopo aver ascoltato tanta musica di tango percepisco la loro ricchezza. Vanno avanti ma non tradiscono, sperimentano e omaggiano. Nelle loro canzoni c'è la voce di Buenos Aires, c'è la radio argentina che suona, c'è la voce malinconica e dolente del Bandoneón. Nella loro musica c'è l'eco di Gardel, l'eco del tango più classico, più antico, l'eco di ogni tango. Il sapore della loro musica è però attuale, presente.
Sono diversi i gruppi musicali che suonano Tango elettronico, tutti affascinanti, ma solo i Gotàn Project a mio avviso riescono a creare un ponte tra tutti i tanghi possibili. Solo loro esprimono oggi il tango così come deve essere. Non riserva, ma laboratorio.
lunedì 12 novembre 2007
Fanny e Alexander...le urla nel silenzio
Ho visto Fanny e Alexander di Ingmar Bergman, un film bello e intenso che ti trascina in un mondo sospeso tra realtà, sogno, incubo e magia. Ci vorrebbe un lungo post per descrivere il film e le sue tematiche ma più di tutto mi è rimasta in mente una scena.Mi succede molto spesso nella visione dei film che delle singole scene provocano in me una forte emozione e mi rimangono impresse nella mente. Scene che non necessariamente racchiudono il senso del film ma che hanno un impatto emotivo spiazzante. Anche in film complessi dove la trama narrativa va scandagliata fino in fondo per trarne il giusto senso, mi rimane sempre un'immagine in testa.
Nel caso di questo film è una scena legata alla morte di uno dei personaggi. Nella notte i due bambini protagonisti vengono svegliati dalle urla di una donna. Un piano straziante che risuona nella casa buia e silenziosa. I bambini si alzano e vedono tra le porte socchiuse di una camera la bara con il corpo del defunto e sempre dallo spiraglio della porta si scorge la madre che lentamente cammina su e giù lungo la stanza di fronte alla bara e piange, urla dal pianto. Sono spiazzanti e angoscianti queste urla. E' angosciante anche il contrasto tra il pianto disperato e la compostezza del corpo della donna che non si contorce dal dolore, ma si muove lentamente.
Il suono delle urla nel silenzio e nel buio costruiscono insieme alle inquadrature semi-illuminate una scena bellissima e dolorosa. Le urla mi hanno ricordato un altro bellissimo film di Bergman, Sussurri e grida. Anche lì c'erano urla di dolore che squarciavano il silenzio e il buio. Ancora ricordo quelle urla e quel film visto tanti anni fa.
martedì 6 novembre 2007
Enzo Biagi
"Dopo tre apparizioni in video, qualunque coglione che viene intervistato dice la sua e anche quella degli altri."
Enzo Biagi
sabato 3 novembre 2007
Dentro gli arcobaleni
Non è semplice parlare di un nuovo album dei Radiohead visto che sono un loro ammiratore da sempre. Questo nuovo album è arrivato carico di aspettative soprattuto perché il precedente Hail to the Thief non era un capolavoro ed aveva alti e bassi. Ci si aspetta sempre qualcosa di grande dal gruppo che ha prodotto due album straordinari come Ok Computer e Kid A, due album stranianti e strazianti. Due album che a distanza di anni non mi annoiano mai nell'ascolto e ci ritrovo ogni volta mille sfumature di emozioni.In rainbows ha un compito difficile. Dico subito che secondo me non riesce sicuramente ad eguagliare i due album citati, ma riesce probabilmente nell'intento di superare per piacere nell'ascolto il precedente Hail to the Thief. L'album secondo me nasce nel segno della doppiezza, da diversi punti di vista, fin dal titolo al plurale. Coniuga la parte Pop del gruppo con le loro derive elettroniche. Ogni brano è composto da due parti diverse e a volte contrastanti tra loro, "suona" in modo diverso nella prima e nella seconda parte. Questo è quello che emerge dall'ascolto. Un album dove la voce di Thom Yorke è più piegata al suono, alla musica suonata dal gruppo, in un certo senso è un ritorno all'antico.
I numerosi ascolti dell'album fanno scoprire le canzoni. A differenza di Kid A la tracklist è più frammentata, meno concept album. Le canzoni sono godibili e si apprezzano le loro qualità ad ogni ascolto. Chiaramente non tutti i brani sono belli, ce n'è anche uno abbastanza brutto (Faust Arp), ma solo il tempo e gli ascolti potranno decretare la qualità di queste canzoni.
L'album non è un capolavoro, non è il migliore dei Radiohead, non sorprende come aveva fatto Kid A. E' un album godibile e alcuni canzoni sono belle ed emozionanti. Niente di travolgente ma sicuramente un bell'album che guadagna punti negli ascolti. Un album dove i Radiohead si riconoscono ma dove non si scopre nulla di nuovo.
mercoledì 31 ottobre 2007
A Love Supreme
Ascolto la musica di pancia, non ho gli strumenti per giudicarla da un punto di vista teorico-musicale. Non ho mai suonato uno strumento, quindi la musica mi deve rapire, anche se gradualmente mi deve portare all'emozione. Con John Coltrane è stato amore al primo ascolto. L'ho sentito di pancia, ho sentito subito le vibrazioni della sua musica. Con i numerosi ascolti è arrivato anche alla testa. Lui ha portato nel mio ascolto di musica brividi ed emozioni. Quando ascolti un album come A Love Supreme e ti ritrovi gli occhi lucidi la sensazione è straordinaria, non ti rendi conto di quanto la musica ti entra nel sangue.Lui è stato la mia chiave per il Jazz. Prima c'è stato John Coltrane e poi è venuto tutto il resto: Davis, Monk, Coleman, Jarrett, il non ancora digerito Bill Evans e tanti altri. Per chi come me il jazz lo apprende dall'ascolto, il godimento non finisce mai, ogni ascolto è novità, è stupore. Non c'è mai ripetizione.
domenica 28 ottobre 2007
Il silezio, l'amore e...Kim Ki-duk
Non riesce ad essere tradotto in parole l'amore raccontato da Kim Ki-duk. Nelle sue storie c'è un amore struggente, lacerante, impossibile da comunicare. Un sentimento che crea dipendenza senza nessuna apparente logica. Forse l'espressione più calzante dell'amore. Non riescono le parole ad evocare il sentimento, a stento ci riescono gli sguardi. Sono amori sospesi tra il malessere, la violenza e la poesia. C'è il sesso, venduto, violento, poetico. Amori che vivono in un mondo a cui non appartengono. Amori interiori. Non sono amori impossibili ma si realizzano contro ogni impossibilità. La crudeltà si piega all'amore però non sparisce del tutto ma viene inghiottita dalle trame degli amori raccontati.Ogni volta che ho finito di vedere un film di Kim Ki-duk sono sempre rimasto qualche minuto a pensare, a cercare di comprendere il perché. Non c'è molto da capire probabilmente in questi racconti non sempre accessibili. C'è il silenzio che ci deve accompagnare. Sono le immagini che parlano direttamente al cuore, allo stomaco, alla mente, ma è soprattutto qualcosa nel non detto che emoziona. L'assenza di parole in questi racconti di amori ci zittisce, non ci permette di giudicare. Sono storie che non vogliono essere giudicate.
"Per questo faccio film: tentare di comprendere l’incomprensibile"
Kim Ki-duk
mercoledì 24 ottobre 2007
Io smetto così
Da poco tempo partecipo ad una community basata sul passaparola chiamata Zzub Sono curioso di sapere quello che succede in rete e quindi mi sono iscritto. Non la faccio lunga cone le spiegazioni basta visitare il sito per capire.martedì 23 ottobre 2007
giovedì 18 ottobre 2007
28 settimane dopo: quando la suspense torna al cinema
Dai un'occhiata alla programmazione dei film e ti rendi conto che in fondo non c'è molto da vedere. Se poi cerchi intrattenimento al cinema la cerchia si restringe. Però hai deciso che vuoi andare al cinema e ti ritrovi in sala a vedere 28 settimane dopo, il sequel di 28 giorni dopo, il film horror-apocalittico di Danny Boyle (quello di Trainspotting per intenderci).Dopotutto ti aspetti la solita storia ma quello che stupisce fin dai primi minuti del film è la regia. Il regista è il semi-esordiente Juan Carlos Fresnadillo che sotto l'ala protettrice di Danny Boyle (che ha girato i primi straordinari minuti del film) riesce a costruire un film con molto ritmo e avvincente. Dopotutto ci si aspetta questo da un film, che sappia raccontare con le immagini, con i movimenti di macchina e la scelta delle inquadrature una storia ma soprattutto che sappia trasmettere emozioni. In questo caso tutto funziona bene, sopratutto la tensione della storia e la costruzione della suspense. Hitchcock ha fondato una carriera sulla suspense ma sembra che al cinema nessuno sappia più cosa sia. Soprattutto nell'horror si gioca quasi sempre sull'effetto sorpresa (molto più semplice da ottenere) mentre a mio parere la suspense è essenziale per spaventare, per comunicare ansia nello spettatore. Quando c'è suspense ci si aspetta sempre che debba accadere qualcosa, ma non si sa come, quando e perchè. Nel film in questione, poi, la Londra deserta aiuta molto in questa operazione.
Certo la storia di 28 settimane dopo non potrà mai vincere il premio dell'originalità e alcuni passaggi del racconto sono un po' "tirati per i capelli" ma il film è godibile e ben fatto. Purtroppo di questi tempi è merce rara vedere film di puro intrattenimento che siano ben fatti. Le sale sono piene di brutte storie raccontate male, con soluzioni banali e senza un minimo di mestiere. Io non sono un esperto nè un tecnico del cinema ma a mio avviso quando un film è ben costruito si vede, perché riesci a godertelo fino in fondo, dimenticandoti del resto, anche dei buchi nella storia. La maggior parte delle volte, soprattutto nel cinema di genere, le storie originali non sono necessarie ma è necessario saperle raccontare con le immagini.
lunedì 15 ottobre 2007
Kubrick raccontato al Palazzo delle esposizioni

Il racconto cronologico ti porta a scoprire tutti i suoi film e la storia della loro produzione. L'allestimento mira ad un'immersione nei mondi creati da Kubrick, attraverso musica, immagini, oggetti di scena e riproduzioni di ambientazioni dei film, come la stanza dove "muore" Hal 9000 in 2001 oppure la savana dell'alba dell'uomo sempre in 2001.
Ci sono fotografie di scena, foto promozionali, locandine, interviste ai protagonisti, oggetti di scena. Tutto diventa testimonianza. Ci sono le prove della sua estrema attenzione per i dettagli, dei suoi "maniacali" preparitivi per la produzione dei film. Tra questi c'è nella sezione dedicata a Napoleone (uno dei suoi progetti mai realizzati) lo schedario con tutti i dettagli sulla vita di Napoleone, con personaggi incontrati, fatti avvenuti. Un lavoro di ordinamento allucinante. Un lavoro meticoloso nonostante, come viene detto nel catalogo della mostra da sua moglie, Kubrick non era ordinato, viveva nel caos delle sue carte. Aveva un suo ordine.
La parte della mostra che ho preferito è stata la corrispondenza, gli appunti sulle sceneggiature, gli appunti sui possibili titoli per il Dottor Stranamore. Ho letto tutte le lettere, ed è fantastico leggere le parole dei protagonisti, il loro modo di esprimersi senza intermediazioni. Si può leggere la corrispondenza con Nabokov in occasione della stesura della sceneggiatura di Lolita. Ci sono le lettere di protesta contro Lolita delle associazioni cattoliche che consigliano a Kubrick di abbandonare il progetto del film perché contro la morale della società e poi, dopo l'uscita del film, lo attaccano ferocemente. Ho letto alcune delle lettere originali di spettatori sconvolti dalla visione di Arancia Meccanica: uno spettatore sconvolto perché c'era troppa violenza e poco sesso, mentre un altro affermava di non voler vedere più film perché era rimasto disgustato. Leggendo i documenti si scopre che Saul Bass ha scritto una lettera di complimenti a Kubrick per 2001 e che ha collaborato con delle idee per i titoli di testa di Shining. Si scopre che Audrey Hepburn ha rifiutato la parte di Giuseppina in Napoleone.
La mostra è anche un'occasione per illustrare tecnicamente il lavoro di Kubrick, come nella sezione dedicata a 2001 dove c'è una dimostrazione pratica di uno degli effetti speciali realizzati per il film: la proiezione frontale. Ci sono gli obiettivi usati per i suoi film, le sue macchine da presa. Ci sono i test sull'illuminazione di Barry Lyndon con gli appunti sulle foto dove sono indicati i diversi diaframmi e tempi di esposizione provati. C'è una proiezione interamente dedicata all'utilizzo della musica nei film di Kubrick.
Potrei scrivere per ore su questa mostra. Per chi lo ama è come un luna park, un parco a tema e non se ne vorrebbe mai uscire. Per chi non lo conosce o lo conosce poco, la curiosità viene decisamente stimolata.
giovedì 11 ottobre 2007
Exit Music (For A Film).
venerdì 5 ottobre 2007
Little Britain

mercoledì 3 ottobre 2007
Grindhouse: Tarantino vs Rodriguez

martedì 2 ottobre 2007
Radiohead: download in arrivo
giovedì 27 settembre 2007
Dead Air Space
mercoledì 26 settembre 2007
Il Cinema in TV
Quello di cui vorrei parlare però non è lo speciale in sè ma il tentativo di parlare di cinema in prima serata. Certo in questo caso si parla di un film che non può andare in onda prima delle 22.30, e di una serata evento (come molti amano definirla) che aveva bisogno di riempire un buco e tirare un po' sullo share. Ma secondo me il tutto può essere visto (con un po' di ottimismo) come un tentativo di approfondimento sul cinema.
Le domande che ho in testa sono: perché non si parla più di cinema in televisione, se non a fini promozionali? Perché non riescono a confezionare prime serate o vere seconde serate che approfondiscano il cinema?
Gli unici tentativi sono similari a quelli di ieri sera, che cercano di spiegare film controversi, cercano di preparare il pubblico e in un certo senso permettono alla rete di mettere le mani avanti. Guarda caso è successo anche con un altro film di Kubrick, Eyes Wide Shut, mandato in onda due volte con avvertenze, dibattiti e quant'altro. Questo forse conferma quanto la genialità di questo autore e il suo modo di trattare alcune tematiche siano poco digerite da tutti. Ma di sicuro dimostra come la televisione non sappia più parlare al pubblico, di come non sappia fare un reale approfondimento. In questo caso parlo di cinema ma basta fare un po' di zapping per vedere che è valido un po' per tutto.
martedì 25 settembre 2007
Quando il web 2.0 divora se stesso.
b) non ha più niente da scrivere
giovedì 20 settembre 2007
I Simpson al cinema

Perché pagare per vedere qualcosa che puoi vedere gratis in televisione?
Il dubbio di Homer all'inizio di The Simpsons Movie è lecito, anche se la visione del film spazza via ogni dubbio perché il film dei Simpson è Cinema.
La struttura narrativa ricalca la struttura degli episodi televisivi, con una storia chiaramente più lunga ma senza allungare il brodo. La storia è molto divertente, non è mai noiosa e ricca di sottotrame, ha un respiro molto cinematografico pur mantenendo un ritmo molto televisivo.
Per quello che riguarda l'animazione e i disegni, il tutto è fatto in grande stile per lo schermo cinematografico. I gialli dei personaggi sono ombreggiati (cosa mai accaduta in TV), gli sfondi sono più ricchi e con colori tenui ma con molte sfumature.
Nel film c’è un eccellente utilizzo dello spazio, la storia si svolge su tutto lo schermo, sfruttando le potenzialità delle dimensioni giganti. La regia del film, a differenza dell’episodio televisivo dà più spazio ai campi medi e lunghi, e alle scene di massa.
Il film come ogni singolo episodio televisivo è ricco di citazioni cinematografiche, di satira e critiche alla società americana, alla sua politica e ai suoi meccanismi. Ma questo dopotutto i Simpson lo fanno da sempre.
È un film per tutti. Per i fan della serie che ritrovano tutto quello che vedono anche in TV. Per gli spettatori dell’ultima ora che trovano una storia ricca di azione, ritmo e piena di battute esilaranti. Per i critici che trovano una commedia di satira.
martedì 18 settembre 2007
Kubrick apre il Palazzo delle Esposizioni
Il 6 ottobre riapre il Palazzo delle Esposizioni. Finalmente. Dopo la sua chiusura eravamo rimasti un po’ orfani, avevamo perso un punto fermo nella proposta di arte a Roma. Ad aumentare la gioia per la riapertura del Palazzo è anche una delle mostre scelte: “Stanley Kubrick”. Una mostra interamente dedicata al mio regista preferito, un autore che riesce a comunicare con le immagini in modo straordinario.
Il mio consiglio è quello di visitare la mostra per ritrovare finalmente il Palazzo delle Esposizioni e per scoprire o approfondire la conoscenza su Kubrick. Dalle premesse la mostra sembra essere molto interessante e permette per di vedere tra le altre cose anche il materiale preparatorio e tecnico proveniente dagli archivi dello Stanley Kubrick Estate, resi accessibili per la prima volta in quest’occasione.

