
Il Divo riesce nella primissima parte a tenerti incollati alla sieda con un ritmo sostenuto, quasi tarantiniano. Grottesco e coraggioso nell'affrontare temi scottanti della nostra storia recente. Sorrentino ha uno stile riconoscibile ma che non diventa un format ripetitivo, anche perche' sceglie sempre temi molto diversi da affrontare.
Nonostante questi aspetti positivi il film non mi ha convinto. Merita sicuramente una seconda visione, perche' a mio parere si perde nella seconda parte, dove il cinema diventa piu' politico, dove il lato grottesco e' reso dalla realta' e non dalla rappresentazione della stessa. La parte finale del film e' appesantita da troppe spiegazioni e troppa cronaca. L'altro aspetto che mi ha poco convinto e' stato il racconto dell'uomo Giulio Andreotti, un racconto troppo criptico e poco chiaro.
La parte che ho preferito del film e' quella dedicata alla descrizione della classe politica italiana del periodo. Un'insieme di persone poco raccomandabili che cercano in tutti di emergere e di farsi strada. Molto riuscita la parte di Cirino Pomicino e tutta la sequenza dedicata all'elezione del Presidente della Repubblica.
L'impressione che mi e' rimasta del film e' quella di un racconto discontinuo e non compatto, dove i diversi frammenti a volte non riescono ad integrarsi. E' probabilmente una cosa voluta ma mi ha lasciato perplesso e non mi rimane che dedicare un'ulteriore visione a questo film che nostante tutto, insieme a Gomorra, riesce ad alzare il livello qualitativo dell'ormai quasi agonizzante produzione cinematografica italiana.