lunedì 14 maggio 2012

Dark Shadows di Tim Burton


Lo devo dire sinceramente, ogni volta che esce un nuovo Burton al cinema non posso fare a meno di andare a vederlo. L'unico che ho saltato recentemente è stato Sweeney Todd solo perché "il musical no per favore". Ogni volta che vado al cinema a vedere un film di Burton cerco di perdere ogni pregiudizio. Commenti dalle anteprime, l'ennesima presenza di Johnny Depp, l'ennesima presenza di Helena Bonham Carter e così via. 
Ed ecco che con questo spirito sono andato a vedere Dark Shadows, fiducioso ma con le aspettative ridotte al minimo. Purtroppo l'esito è stato comunque deludente. Il film non mi è piaciuto un granché. Da dove cominciare? Io comincerei dai lati positivi che altrimenti pare brutto sparare a zero da subito.
La confezione generale del film devo dire che funziona. La fotografia è eccezionale e nonostante la regia non sia delle più originali, mi ha soddisfatto. Il vero punto top però sta in alcuni elementi del cast tra cui Michelle Pfeiffer che nonostante il suo ruolo secondario rende benissimo. La vera bomba del film però è Eva Green e non solo per la sua indiscutibile bellezza ma per il suo personaggio forte, ben caratterizzato e interpretato alla grande. Riesce a dare tutta la forza necessaria al personaggio di Angie. Vero punto cardine del film e sicuramente personaggio che rimarrà tra i meglio riusciti del cinema burtoniano. Insomma il prezzo del biglietto lei lo vale tutto. 
Passiamo invece alle note dolenti. Mi dispiace affermarlo pubblicamente ma credo che Johnny Depp ormai indebolisca i film di Burton invece che migliorarli. I suoi personaggi mi sembrano un po' ripetitivi e la sua mimica dopo un po' va a noia, nonostante alcune trovate nel film riescono a strappare dei sorrisi.
Da un punto di vista della sceneggiatura poi ho trovato un po' di passaggi eccessivamente semplificati, alcune soluzioni buttate un po' alla rinfusa. Insomma mi sembra che la sceneggiatura poteva essere un po' più amalgamata e ne aveva di potenzialità. Manca molto l'ironia e la sana follia di film come Ed Wood, Beetlejuice e Mars Attack. Per non spoilerare non vado oltre.
Il film ha delle potenzialità ma si doveva applicare di più. È un film alterno che vive di scene riuscite e intere sequenze noiose e banali. In tutta la parte finale, decisamente pirotecnica, c'è molto di già visto, vi ricorda qualcosa la Morte ti fa bella? Un film comunque da vedere ma che mi fa pensare: dove ti sei nascosto Tim? Non posso pensare che il regista di Edward Mani di forbiceBig Fish sia stato un bluff. Non riesco a credere che la sua disneyzzazione sia così prepotente. Provaci ancora Tim!

domenica 6 maggio 2012

Non lasciarmi di Mark Romanek


Non lasciarmi è uno di quei film che alla fine della visione mi lascia interdetto di fronte allo schermo. È uno di quei film che quando lo vedi al cinema non puoi fare a meno di arrivare alla fine dei titoli di coda perché hai bisogno di riprendere un qualche contatto con il mondo esterno.
Raccontare la storia potrebbe rovinare la visione perché è bello vederlo sulla fiducia conoscendo solo alcuni elementi che potrebbero farlo evitare. È una storia d'amore e da questo non si scappa ma è una di quelle storie d'amore struggenti e poco confezionate. Questa storia d'amore è inserita in una cornice fantascientifica e quando parlo di fantascienza non mi riferisco a quella del futuro ma ad una fantascienza realistica e solo concettuale.
In Non lasciarmi ci sono due attori giovani e veramente bravi. Carey Mulligan e Andrew Garfield riescono a restituire tutto il sentimento della storia. Tutto il suo struggente evolversi e tutti i sentimenti dei due protagonisti sospesi tra un improbabile futuro e un delicato e prezioso ricordo del passato. Entrambi gli attori mi stupiscono perché in apparenza sembrano essere sempre loro stessi ma in ogni film restituiscono un personaggio differente dando corpo e vita a nuove storie. Lei per capirci è la sosia brava di Katie Holmes mentre lui è il nuovo magrissimo Spider Man nonché co-fondatore di Facebook in The Social Network. 
La regia di Mark Romanek rende nel migliore dei modi il freddo delle anime e la solitudine dei protagonisti. I suoi campi lunghi ci raccontano di persone sole al mondo e la messa in scena sempre esposta al freddo e al vento ci mostrano insieme alla pallida fotografia una storia di un futuro mancato e della sofferenza che deriva da tale mancanza. 

Note a margine:
Mark Romanek è quello di One Hour Photo, l'agghiacciante film del 2002 con Robin Williams.
Il film è tratto dal romanzo Never Let Me Go di Kazuo Ishiguro