lunedì 23 aprile 2012

Biutiful di Alejandro González Iñárritu


Biutiful è un film duro, doloroso e struggente che pur non avendo toccato in particolar modo le mie corde emotive riesce ad essere un film intenso con un Javier Bardem che restituisce in modo impeccabile un personaggio problematico in bilico tra morte e vita.
Il film di Iñárritu racconta la storia di un uomo che sfrutta il prossimo per il proprio guadagno ma che nonostante ciò riesce ad essere capace di una profonda e intensa umanità. La vita del protagonista è una di quelle esistenze che a dispetto degli sforzi e i tentativi non hanno via di scampo. Nessuno si prende cura di persone come Uxbal, un uomo destinato a occuparsi degli altri senza che nessuno riesca a sostenerlo. Uxbal è un uomo che vede oltre la morte e convive con quella degli altri ma non riesce ad accettare la propria. Soprattutto perché c'è il dramma di non poter pareggiare i conti con la vita e con le persone a lui care, in particolare i figli.
Sullo sfondo di una Barcellona cupa, abbandonata e decadente la storia di Uxbal si mescola a quella dei lavoratori clandestini, di un'immigrazione dura e difficoltosa. Il film ci trascina all'interno di una spirale verso il basso senza fine, senza via di scampo e senza niente di biutiful. Un uomo quasi giunto al capolinea e una variegata umanità che purtroppo non hanno niente di bello dalla vita e non cercano di chiedere altro. Ogni sforzo è perduto, ogni tentativo di risalita è vanificato.
L'oscurità che circonda le anime dei personaggi è resa visivamente da un racconto cupo e poco illuminato dove le luci brillanti ogni tanto fanno capolino come per mostrare una via d'uscita. La speranza però non appartiene agli uomini, alle donne e ai bambini di questo film. La luce cerca di riscaldare i loro cuori ma non arriva all'anima che probabilmente è irrimediabilmente persa e recuperabile solo con la morte.

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