lunedì 2 gennaio 2012

Hunger di Steve McQueen

Quando la libertà viene tolta, quando la privazione della dignità umana è all'ordine del giorno l'unica arma di difesa e di offensiva è il proprio corpo. Utilizzare il proprio corpo per lottare e combattere per i propri ideali e per la giustizia.
Hunger il film di Steve McQueen è un film di lotta, un film dove i corpi guerrieri e sconfitti sono i veri protagonisti della storia. Il film narra la storia di Bobby Sands, il rivoluzionario nordirlandese che si è lasciato morire di fame in carcere nel 1981. Ma non ci racconta solo la sua storia ma anche quella di altri uomini che hanno lottato per quella causa e sono morti per essa. Ci racconta il carcere e le sue privazioni, il carcere e la sua dura repressione dei corpi, delle anime e delle persone. I corpi nudi dei prigionieri sono continuamente picchiati e umiliati dai secondini. Le armi di lotta in carcere sono lo sciopero della fame, lo sciopero della pulizia personale, insomma sono lo sciopero del corpo.
Il film ambientato nel periodo thatcheriano è un film duro che colpisce alla stomaco con un regista che alla sua opera prima ci mostra subito i muscoli. Tra le scene di maggior impatto c'è sicuramente il dialogo tra Bobby Sands e il parroco. Una lunga scena con camera fissa che non lascia via di scampo alle parole, un dialogo che è come un combattimento, eppure è l'unico momento del film dove i corpi sono apparentemente a riposo. Un altro aspetto interessante del film è l'utilizzo dei discorsi fuori campo della Thatcher che raccontano la posizione intransigente del governo britannico nei confronti dei prigionieri. In un momento particolare il discorso si va a sovrapporre ad un pavimento che viene lavato, come se le parole pulite e ordinate della Lady di ferro potessero pulire via il lerciume e il sangue delle botte.

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