domenica 4 dicembre 2011

Midnight in Paris di Woody Allen ---- Recensione

Midnight in Paris può avere i suoi difetti e può non piacere a tutti. Si può cercare di leggere nel film la storia del cinema e la poetica alleniana ma per me questo film è stato cinema di puro abbandono e Woody Allen è riuscito a regalarmi (ci) un film bello e letteralmente incantevole. Se ti scopri alla fine del film con un sorrisetto soddisfatto, compiaciuto e rilassato il film ha fatto il suo effetto.

Un film ci fa vedere Parigi e il suo fascino ma ci parla anche dei sogni. L'idea alla  base del film è un gioco che tutti abbiamo fatto almeno una volta nella vita cioè in quale periodo del passato vorremmo aver vissuto. Il protagonista del film sceglie la Parigi degli anni 20 e la trova a mezzanotte in tutto il suo splendore, con i suoi personaggi (Hemingway, Dalì, Picasso, Gertrude Stein, ecc) tutti volutamente sopra le righe come se fossero realmente materia del sogno, eppure tutti così presenti e reali.

Il protagonista trova il suo sogno dopo mezzanotte e trova in un certo senso se stesso e la sua strada. Capisce che la sua nostalgia del passato è solo il motore per vivere meglio il proprio presente, unico tempo che secondo Allen vale la pena di essere vissuto anche se può apparire più noioso. Allen quindi secondo me non è critico nei confronti della nostalgia ma la ricolloca, trasformandola in un carburante che muove la nostra vita.

Quest'ultimo film di Woody Allen mi è piaciuto tanto e mi ha fatto ridere e sognare. Un film magico insomma, uno di quei film che con leggerezza ci raccontano tante cose e ci fanno dimenticare di essere seduti su una poltrona a vedere un film. E poi pensare di vivere anche solo una notte con i surrealisti mi ha fatto sognare.

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