giovedì 29 dicembre 2011

Le idi di marzo di George Clooney


Le idi di marzo è un film sulla politica e sulle sue ipocrisie. Un film cinico sui giochi di potere e sulla carriera dove i buoni non esistono. Un gioco dove il fine che giustifica sempre i mezzi, senza mezze misure. Il film di Clooney è un film scritto e recitato sul filo del rasoio, mai fuori posto eppure così potente. Non ha bisogno d'inseguimenti, piogge purificatrici o uomini con la barba lunga. A questo film sono sufficienti attori straordinari che recitano uomini e donne, non personaggi: oltre a George Clooney e Ryan Gosling ci sono Philip Seymour Hoffmann, Paul Giammatti, Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood.
Ci sono alcune scene in questo film che ci dimostrano che George Clooney senza troppi vezzi e fronzoli riesce a fare grandi film anche dietro la macchina da presa. In uno dei punti di svolta del film, tutto il dialogo è lasciato fuori campo e a noi resta solo una macchina ferma e un lento zoom in avanti. C'è molto in quell'inquadratura. Sappiamo o immaginiamo di sapere quello che succede all'interno della macchina ma non ci è svelato apertamente. E' un po' tutta qui la politica. Un teatro che sembra giocato a carte scoperte ma che in realtà nei momenti decisivi si sottrae dai riflettori dei quali continuamente si nutre.
Una politica, quella americana in questo caso, che vive di luci ma che si nutre di ombre come quelle che inghiottono Ryan Gosling alla fine del film. Entra nell'ombra e ne esce per arrivare sotto l'ennesimo riflettore, questa volta tutto per lui e non una luce riflessa come quella dell'incipit del film.
Le idi di marzo è come si direbbe un film di struttura, dove la sceneggiatura, la fotografia e la regia sono un tutt'uno con la storia. Niente va mai sopra le righe e qui sta il cinema d'autore di Clooney, nulla viene gridato. Un gran bel film, d'altri tempi si potrebbe dire ma in fondo i tempi sono questi, sempre i nostri. Un tempo storico dove ai presidenti e ai politici si perdona tutto tranne il sesso, certo non da noi.

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