sabato 31 dicembre 2011

I miei film del 2011

Scatta il 31 dicembre e anche io cado nelle classifiche di fine anno.
Ecco quindi i film che mi sono piaciuti di più in questo anno cinematografico. Ho visto e recuperato tanti bei film ma mi limito a quelli usciti quest'anno.

Sul primo non ho dubbi gli altri diciamo che li metto a pari merito.

Drive

Midnight in Paris
Il cigno nero
Pina
Le idi di marzo
Carnage
Il discorso del re
Habemus Papam
L'alba del pianeta della scimmie
Super 8
127 ore
La pelle che abito

Queste sono le 2 principali delusioni di quest'anno, insomma quei film che mi sarebbero dovuti piacere invece no:

This must be the place
A Dangerous Method

Questi sono i film che mi sarebbero potuti piacere se li avessi visti...magari li recupero il prossimo anno:

Melancholia
Faust
The tree of life
Warrior

giovedì 29 dicembre 2011

Le idi di marzo di George Clooney


Le idi di marzo è un film sulla politica e sulle sue ipocrisie. Un film cinico sui giochi di potere e sulla carriera dove i buoni non esistono. Un gioco dove il fine che giustifica sempre i mezzi, senza mezze misure. Il film di Clooney è un film scritto e recitato sul filo del rasoio, mai fuori posto eppure così potente. Non ha bisogno d'inseguimenti, piogge purificatrici o uomini con la barba lunga. A questo film sono sufficienti attori straordinari che recitano uomini e donne, non personaggi: oltre a George Clooney e Ryan Gosling ci sono Philip Seymour Hoffmann, Paul Giammatti, Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood.
Ci sono alcune scene in questo film che ci dimostrano che George Clooney senza troppi vezzi e fronzoli riesce a fare grandi film anche dietro la macchina da presa. In uno dei punti di svolta del film, tutto il dialogo è lasciato fuori campo e a noi resta solo una macchina ferma e un lento zoom in avanti. C'è molto in quell'inquadratura. Sappiamo o immaginiamo di sapere quello che succede all'interno della macchina ma non ci è svelato apertamente. E' un po' tutta qui la politica. Un teatro che sembra giocato a carte scoperte ma che in realtà nei momenti decisivi si sottrae dai riflettori dei quali continuamente si nutre.
Una politica, quella americana in questo caso, che vive di luci ma che si nutre di ombre come quelle che inghiottono Ryan Gosling alla fine del film. Entra nell'ombra e ne esce per arrivare sotto l'ennesimo riflettore, questa volta tutto per lui e non una luce riflessa come quella dell'incipit del film.
Le idi di marzo è come si direbbe un film di struttura, dove la sceneggiatura, la fotografia e la regia sono un tutt'uno con la storia. Niente va mai sopra le righe e qui sta il cinema d'autore di Clooney, nulla viene gridato. Un gran bel film, d'altri tempi si potrebbe dire ma in fondo i tempi sono questi, sempre i nostri. Un tempo storico dove ai presidenti e ai politici si perdona tutto tranne il sesso, certo non da noi.

mercoledì 28 dicembre 2011

The Artist di Michel Hazanavicius


Devo ammettere che sono andato al cinema a vedere The Artist con una tutta una serie di pregiudizi e dubbi. Non ero convinto, e non lo sono ancora, dell'idea di fare un film muto al giorno d'oggi. Non sono un fautore della tecnologia a tutti i costi ma il cinema è tecnica e in quanto tale è giusto fare avanguardia utilizzando tale tecnica e non sottraendone.
Fatta questa premessa devo ammettere che The Artist è un bel film che riesce a riproporre l'estetica del cinema muto, i suoi attori e le sue colonne sonore centrando in pieno il suo obiettivo. La storia narra delle alterne fortune di due divi hollywoodiani che hanno la loro fortuna e la loro sfortuna con l'avvento del sonoro. Non c'è che dire un periodo magico e anche molto doloroso per tutti gli attori che non ce l'hanno fatta a superare l'ostacolo della parola. Sono diversi i momenti del film in cui la parola e la sua assenza sono al centro di incubi, gag e momenti drammatici.
Il film di Hazanavicius riesce a intrattenere lo spettatore senza annoiare. C'è da dire che il regista è riuscito a fare un film per il pubblico e non per l'elite cinefila. The Artist è un film godibile e furbo, una storia d'amore e cinema che seduce anche il pubblico contemporaneo. Anche io ne sono stato catturato e, come ogni volta che vedo un film muto, alla fine dimentico che il sonoro e i dialoghi sono assenti. Chissà se alla notte degli Oscar non ci siano sorprese quest'anno, tutto sembra andare in quella direzione.
Un ultimo dubbio. Se si doveva fare un film muto al giorno d'oggi perché si è scelto di riprodurre fedelmente l'estetica e le dinamiche dei film del passato? Non sarebbe stato bello sperimentare in qualche modo l'assenza del sonoro?

martedì 20 dicembre 2011

Provaci ancora Dexter


Ingenuamente ho sempre pensato che Dexter sarebbe andato avanti sempre con la stessa qualità nella scrittura. Mi sbagliavo, perché la stagione appena conclusa e' veramente deludente e discretamente noiosa.
In passato quando avevo parlato qui e qui di Dexter avevo sempre sottolineato il suo essere una serie forte perché aveva una sceneggiatura solida, una costruzione psicologica del protagonista notevole e sopratutto c'era quella linea di sangue che univa le puntate della singola stagione e le singole stagioni tra loro. Era ovvio che qualcosa dovesse cambiare e già con la scorsa stagione c'era il sentore, in parte recuperato anche grazie ad un buon personaggio come quello di Lumen (Julia Stiles). Non era ovvio pero' che la serie arrivasse a toccare il fondo così velocemente.
La stagione appena conclusa ha una trama verticale veramente banale e scontata, la linea di sangue si e' persa per lasciare il posto ad un "originalissimo" tema religioso. Parlare di religione e Dexter ci può stare ma in questi termini anche no.
Le storie parallele a quella di Dexter sono troppe e confuse, sembra diventata una soap. E' interessante la sottotrama poco approfondita dello stagista collezionista e chissà che non diventi la storia della prossima stagione. Il personaggio di Dexter e' decisamente peggiorato nella sua psicologia sempre più spicciola e poco interessante. E poi Deb...beh lasciamo perdere.
Insomma tutto lascia a desiderare e il pensiero di abbandonare una serie che sarebbe dovuta già finire la scorsa stagione e' forte. Pero' qualcosa si salva: l'ultimo minuto dell'ultima puntata, quei pochi secondi che mi convincono a vedere anche la successiva, almeno ci proverò.

domenica 4 dicembre 2011

Midnight in Paris di Woody Allen ---- Recensione

Midnight in Paris può avere i suoi difetti e può non piacere a tutti. Si può cercare di leggere nel film la storia del cinema e la poetica alleniana ma per me questo film è stato cinema di puro abbandono e Woody Allen è riuscito a regalarmi (ci) un film bello e letteralmente incantevole. Se ti scopri alla fine del film con un sorrisetto soddisfatto, compiaciuto e rilassato il film ha fatto il suo effetto.

Un film ci fa vedere Parigi e il suo fascino ma ci parla anche dei sogni. L'idea alla  base del film è un gioco che tutti abbiamo fatto almeno una volta nella vita cioè in quale periodo del passato vorremmo aver vissuto. Il protagonista del film sceglie la Parigi degli anni 20 e la trova a mezzanotte in tutto il suo splendore, con i suoi personaggi (Hemingway, Dalì, Picasso, Gertrude Stein, ecc) tutti volutamente sopra le righe come se fossero realmente materia del sogno, eppure tutti così presenti e reali.

Il protagonista trova il suo sogno dopo mezzanotte e trova in un certo senso se stesso e la sua strada. Capisce che la sua nostalgia del passato è solo il motore per vivere meglio il proprio presente, unico tempo che secondo Allen vale la pena di essere vissuto anche se può apparire più noioso. Allen quindi secondo me non è critico nei confronti della nostalgia ma la ricolloca, trasformandola in un carburante che muove la nostra vita.

Quest'ultimo film di Woody Allen mi è piaciuto tanto e mi ha fatto ridere e sognare. Un film magico insomma, uno di quei film che con leggerezza ci raccontano tante cose e ci fanno dimenticare di essere seduti su una poltrona a vedere un film. E poi pensare di vivere anche solo una notte con i surrealisti mi ha fatto sognare.