giovedì 24 novembre 2011

Pezzi di film

L'illusionista
Il declino di un artista come tanti altri in un mondo dove l'illusione non ha più fascino forse perché ci viviamo dentro. Un film che dipinge la storia ed emoziona. Un racconto leggero ed elegante. Dal creatore di Appuntamento a Belleville e ispirato ad un personaggio di Jacques Tati che appare anche in una scena del film.

Bronson
Un pugno in faccia, un pugno nello stomaco, tanti calci e una piuma che ti fa il solletico. Questo e' Bronson. Film di Nicolas Winding Refn che rende teatrale la storia del carcerato più pericolo del Regno Unito. Un bravissimo Tom Hardy c'intrattiene con la violenza di un personaggio in bilico tra arte e pazzia. Questo regista, colpevolmente scoperto con Drive, continua a stupirmi.

Monsters
Un piccolo film da gustare. C'e' molto District 9 e poco del sopravvalutato Cloverfield. Non c'e' la camera a mano e ci sono dialoghi non sempre stupidi. Gli alieni ci sono ma non sempre si fanno vedere. Due facce nuove che recitano, i confini del Messico a fare da cornice e un finale insolitamente romantico.

Chloe
Atom Egoyan ci mostra di nuovo il suo lato morboso. Un film non proprio bello e troppo patinato per i miei gusti. Ha il pregio di rendere l'aria asfissiante ma c'e' qualcosa che non va. Troppo autocompiaciuto? Eccessivamente voyeuristico? Brava Julianne Moore.

martedì 8 novembre 2011

This must be the place di Paolo Sorrentino


Un film deludente quello di Sorrentino. Sarà che le aspettative erano alte e forse quando se ne hanno troppe si rimane puntualmente delusi. Non riesco a concretizzare con precisione tutti i miei dubbi sul film ma parafrasando una citazione del film, qualcosa mi ha disturbato e non capisco cosa.
Paolo Sorrentino è un regista che sa usare la macchina da presa e ne è consapevole. In tutti i suoi film i movimenti di camera fanno danzare le scene e le immagini. In quest'ultimo film però tutto appare gratuito, come un puro esercizio di stile. Rimangono una serie di belle immagini, di belle sequenze ma la sostanza è a mio avviso veramente scarsa.
La storia raccontata poi non è un granché. Poteva essere più interessante con scelte di altro tipo ma inserire, a mio avviso in modo ruffiano, l'olocausto come filo conduttore non da forza al film ma al contrario lo indebolisce. Qual'è il vero senso del film? La ricerca di se stesso da parte del protagonista, non sembra perché alla fine a parte togliersi il trucco non succede molto di più. Il protagonista si libera dei suoi problemi irrisolti che si trascina in tutto il film? Probabile. Ma in fondo la sceneggiatura mi sembra una serie di quadri messi lì, uno di seguito all'altro con personaggi che appaiono e scompaiono senza lasciare una traccia reale. Una serie di belle storielle. Sui buchi di sceneggiatura rimando al post di Smeerch. I dialoghi sono in alcuni momenti divertenti, soprattutto grazie a Sean Penn, ma il film è troppo pieno di citazioni che sono la gioia di Twitter. Chissà se le battute/citazioni rientrano tutte nei 140 caratteri.
I bei quadri ovviamente non mancano come quando canta David Byrne. Bella scena, belle idee ma per un videoclip non per la scena di un film anche perché il tutto è slegato dal resto. Mi sono piaciuti dei momenti  surreali, anche questi slegati dal flusso narrativo: il passaggio all'indiano, Batman che cammina solitario nella notte, il mega gonfiabile a forma di birra e la macchina che va in autocombustione.
Nel complesso il film pur se visivamente molto bello non mi ha convinto. Mi è mancato il Sorrentino che ho apprezzato in altri film, la sua estetica unita ad una storia originale. Nel film non c'è il dramma de L'uomo in più, il gusto fuori dall'ordinario dell'Amico di famiglia, il mistero elettrico de Le Conseguenze dell'Amore e il morboso e anonimo potere de Il Divo. Se questo è il Sorrentino internazionale spero ritorni presto in patria.

sabato 5 novembre 2011

Meglio tardi che mai: Habemus Papam di Nanni Moretti


Non sono un fan di Moretti. Lo apprezzo in alcuni film ma non accetto in pieno la sua filmografia a volte ripetitiva e un po' autoreferenziale. Habemus Papam, il suo ultimo film uscito qualche tempo fa al cinema è invece un film che mi è piaciuto parecchio. Il film è stato molto chiacchierato perché parla del Papa e della religione cattolica ma come ovviamente si può immaginare, le critiche e i pregiudizi sono pienamente infondati.
Nanni Moretti costruisce un film equilibrato dove la commedia si alterna al film d'introspezione senza esagerare. Un film sul dubbio, sulla ricerca della propria personalità. Il film racconta la crisi di un Papa neoeletto che ha dei dubbi e non vuole diventare Papa, senza capirne neanche lui il perché. Un dilemma comune, sembra, quello dei giorni nostri. Ci si trova di fronte a dei bivi, delle decisioni e delle responsabilità e non sa si bene come reagire, non si sa come affrontare certe scelte. Molto spesso si reagisce scappando, si reagisce con un rifiuto che porta ad una ricerca interiore per capire le ragione di tale rifiuto. Se questo succede ad un Papa appena eletto, ecco che la storia prende subito una piega interessante.
Va proprio detto che Moretti ha avuto una bella idea e l'ha saputa controllare bene, dosando tutti gli elementi presenti in campo. Ci mostra l'interno del Conclave e ci fa vedere i cardinali che pregano per non essere scelti dal Signore. Nessuno si sente pronto e all'altezza perché in fondo parliamo di uomini, di esseri umani con sentimenti e debolezze. Forse questo aspetto può aver infastidito la Chiesa, mostrare degli uomini di chiesa con le loro fragilità e i loro dubbi.
Spero che non siano stati infastiditi dal divertente mondiale di Pallavolo organizzato dallo psicanalista Nanni Moretti, e neanche dalla bella scena dove i cardinali ammazzano il tempo con piccoli vizi nelle loro stanze.
Un film da vedere anche per la bella interpretazione di Michel Piccoli e questa volta da consigliare anche chi morettiano non lo è e non lo è mai stato. Merita anche per un finale decisamente amaro ma ricco di verità.