mercoledì 5 ottobre 2011

A Dangerous Method di David Cronenberg


L'ultimo film di David Cronenberg l'ho trovato deludente, non perché sia un brutto film ma perché l'ho trovo un debole film del regista. Cronenberg mi ha sempre abituato a film dove l'intensità della storia, dei temi e del trattamento erano ad alti livelli mentre qui ho trovato un biopic a tratti didascalico che non aggiunge molto alla storia già nota di Jung e Freud.

Mi ha deluso perché in fondo Cronenberg ha sempre parlato di queste tematiche nei suoi film, con metafore e racconti estremi da mozzare il fiato come in Crash, aveva parlato anche della malattia mentale con Spider e lì era riuscito a creare un film asfissiante e angosciante. Questo film, invece, nonostante le forti tematiche non va oltre il racconto delle vite dei protagonisti, con una regia abbastanza sottotono e non ricorda neanche lontanamente la gelida freddezza e crudeltà di A History of Violence e de La promessa dell'assassino. 

La storia è quello della passione di Jung per Sabrina Spielrein, la prima paziente con la quale il famoso psicologo utilizza le tecniche della psicanalisi, la cura delle parole. Il film ci racconta anche il rapporto maestro discepolo tra Jung e Freud, la loro iniziale sintonia e la loro rottura. 

Il film alterna gli affascinanti incontri/scontri tra Jung e Sabrina e gli scambi epistolari e di persona tra Jung e Freud. Jung passa dal ruolo di medico a quello inconsapevole di paziente, continuamente alla ricerca di se stesso in tutto il film. Mentre Freud e la sua autorità vacillano raramente nel corso della storia e mentre la paziente Sabrina trova se stessa e la sua libertà, Jung è quello più debole fino ad arrivare all'esaurimento nervoso. Un personaggio complesso che è ovviamente il cuore film, anche grazie alla bella interpretazione di Michael Fassbender


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