martedì 27 maggio 2008

Gomorra di Matteo Garrone

Il nuovo film di Matteo Garrone è un film che non riesce a strapparti facilmente al silenzio una volta finita la proiezione. Gli applausi sono timidi in sala, molto probabilmente perché lo shock c'è ed è forte.
Garrone ha scelto di fare un film dove domina la realtà quotidiana di un mondo che sembra lontano e che invece è più vicino di quanto sembra. Sceglie d'intrecciare delle storie per mostrare i diversi livelli d'azione del braccio armato della Camorra. Il film non si perde in mille spiegazioni, non diventa mai didascalico, le uniche didascalie se le concede al termine del film e sono delle lame che trafiggono. 
Gomorra parla dell'azione e dell'inazione. Nel film c'e' piu' staticita' che azione, come a sottolineare lo stato delle cose, una situazione immutata e immutabile. Non parla d'onore e di rispetto, per quello ci pensa la Mafia. L'immagine della Camorra che esce da questo film è quella di uno Stato. Uno stato che commercia, che fa affari e dà assistenza "sociale". Uno Stato fatto di impiegati, ragionieri, operai e soldati. L'impressione che si ha non è quello di uno Stato italiano che ha fallito, ma di uno Stato che non c'è mai stato. La legalità in questo territorio è la Camorra.
Le case abitate di Gomorra sono teatro di lotte fraticide. Non si vede la Camorra che lotta con lo Stato ma che lotta contro sè stessa, come a mostrare l'ennesima prova di forza. Lo Stato quando arriva dimostra solamente la sua incapacità di agire. Arriva per fare delle retate che non concludono nulla o per testimoniare l'ennesimo regolamento di conti. Tutti i personaggi del film agiscono senza che gli ordini siano mai mostrati. Si muovono come se agire in quel modo fosse naturale, la legalita' e' quella. 
Matteo Garrone usa moltissimo il fuori fuoco per descrivere questa realtà che c'è ma non si vede o non si vuole vedere. Il regista come il suo solito riesce a creare un'atmosfera che tronca il respiro e non dà via di scampo. Le immagini del film son lame, pugni e schiaffi, sono colpi di proiettile. A tratti il film potrebbe ricordare il neorealismo ma solo in alcune scelte di linguaggio e di attori ma non nella sostanza. E' un film dell'Italia di oggi. Non è un film di denuncia che vuole educare ma è un film che vuole mostrare senza lezioni di storia o di morale. Il messaggio del film non è positivo, non lascia molti spiragli al cambiamento che forse si può trovare solo nelle poche persone che decidono e riescono a farla finita con quella vita.

4 commenti:

luce ha detto...

Un film molto particolare adesso non sono dell'umore adatto per vederlo aspetterò il momento giusto per poterlo apprezare meglio.

dudu' ha detto...

Il film non l'ho visto,mi riprometto di andare....ma ho
letto il libro....terribile e bello nello stesso tempo.
La tua recensione e' chiara....e si riesce a sentire la profonda amarezza che provi nel descrivere purtroppo la realta'...
Cito una frase del libro:....."Ma in quel momento,quando ha visto quel vestito,quel corpo muoversi dentro alle stoffe da lui carezzate si e' sentito solo.SOLISSIMO.
Perche' quando qualcuno conosce una cosa solo nel perimetro della propria carne e del proprio cranio e' come se non lo sapesse.E cosi' il lavoro quando serve solo a galleggiare,a sopravvivere,solo a se stessi,allora e' la peggiore delle solitudini.."

DuDu'

David ha detto...

Bellissima la frase tratta dal libro. Devo assolutamente leggere il libro. Realtà amara hai detto bene, non riesci a mandarla giù...

david

Massimo Manuel ha detto...

Mi fa piacere che tu abbia scritto "è un film dell'Italia di oggi." A molti riesce difficile comprendere la portata del problema e risulta molto più facile rinchiuderlo nei confini di Scampia. Lì c'è il cancro ma le metastasi sono dipanate ovunque, dentro e fuori dell'Italia.
Garrone è riuscito a centrare il punto senza fare fiction ma mettendo a fuoco (anzi, fuorifuoco!) quel poco che basta a comprendere un'autentica tragedia.