domenica 16 marzo 2008

Re-Vision: Il silenzio degli innocenti


Sono pochi quei film che ad ogni visione sono sempre perfetti. Pellicole che non perdono il loro smalto. Il silenzio degli innocenti è uno di questi. Ho perso il conto delle visioni che ho fatto di questo film e ogni volta riesco ad immergermi completamente nel fluire della storia.
E' un film perfetto quello di Jonathan Demme. Non c'è inquadratura, non c'è movimento di macchina, non c'è taglio di montaggio che sia fuori luogo. Ogni dettaglio della narrazione e della messa in scena fa sì che ogni visione sia come la prima. Quando un prodotto cinematografico riesce a creare la suspense, la tensione nello stesso punto ad ogni visione, è un prodotto cinematografico eterno, anche perché fonda un genere.
La storia si conosce a memoria ma è come se ogni volta il regista ti permettesse di dimenticare quello che si è provato nel vederla. La storia è nota ma le emozioni sono sempre nuove. La tensione della corsa iniziale di Clarice si trascina in tutto il film. E' come se lo spettatore affannasse alla ricerca della soluzione finale, ogni volta. Ogni volta stupiscono quei movimenti di macchina che ricreano i ricordi di Clarice. Quello storico montaggio alternato che crea la suspense durante la scoperta del covo del serial killer. Quelle inquadrature che rendono poetico un cannibale come Hannibal Lecter. E' questo Il silenzio degli innocenti, un sinfonia. Morbidi movimenti che ti avvolgono. Due interpreti straordinari si prestano a regalare al cinema una delle visioni più claustrofobiche e sensuali dell'orrore dell'omicidio.

mercoledì 12 marzo 2008

Ardecore

E' strano come a volte si scopre la musica. Si balla il tango in una fantastica serata dove la musica è anticonvenzionale e cominci ad ascoltare un brano cantato in romanesco, Sinno me moro. Conosco il brano a memoria e lo canto tutto mentre lo ballo. Ha un arrangiamento bellissimo, un tango noir lo definiscono altrove, un tango sporco, romano e low-fi. Scopro che questa bellissima versione del brano è opera degli Ardecore, un gruppo che in questi ultimi anni ha riscoperto la musica popolare romanesca e la ripropone con nuovi arrangiamenti sempre mantenendo lo spirito doloroso delle canzoni drammatiche tipiche della musica popolare romana. Hanno inciso due album Ardecore e Chimera.
Il primo è un album molto bello ed è un vero e proprio viaggio nelle canzoni romane. Si respira la Roma che deve essere stata ma raccontata con le atmosfere musicali dei nostri giorni. Ci sono i barcaroli, le madonnine, i carcerati e il Tevere.
Poi c'è Chimera, l'ultimo album. Musicalmente lo trovo migliore del precedente perché in questo caso gli Ardecore hanno avuto il coraggio di superare la tradizione e riealaborla, incidendo brani che hanno il sapore della Roma sparita ma ci sono anche inediti. Drammi e sentimenti ricchi di malinconia sono gli stessi ma il sapore è contemporaneo.
E' un progetto interessante quello degli Ardecore, diciamo che mi mancava una musica del genere, incosciamente la volevo e casualmente l'ho trovata. Volevo in qualche modo recuperare la romanità della musica cantata dalla splendida voce di Gabriella Ferri. Per quest'ultima ci vorrebbe un altro post e forse un giorno arriverà.

venerdì 7 marzo 2008

Anna Magnani. 7 marzo 1908 - 7 marzo 2008

E' un volto. E' una voce. E' una risata. E' uno sguardo scuro e penetrante, ricco di malinconia.
Appartengo ad un'altra generazione ma sono cresciuto con lei. Con Nannarella. Mia mamma si chiama Anna ed è romana, mia nonna materna e romana è nata nel suo stesso anno. Forse anche per questo la Magnani con la sua scura romanità mi affascina da sempre. E' come se l'avessi conosciuta, un'amica di famiglia. Non riesco a non emozionarmi nel vederla recitare e cantare.
Per ricordarla e per non dimenticarla. Anna Magnani. Perché se Roma è una donna è decisamente lei.